Se legami con Stato italiano (famiglia, lavoro) sufficientemente forti, non si può negare rinnovo pds, per un precedente di spaccio stupefacenti di lieve entità
T.A.R. Lombardia, sez. Brescia, sent. n. 220/2016 del 11/11/2015
Avv. Michele Spadaro
di Milano, MI
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Nell’esame del caso concreto, deve essere data applicazione alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo formatasi sull’art. 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo (diritto al rispetto della vita privata e familiare). La Corte ha infatti individuato alcuni criteri per stabilire quando il rispetto della vita privata e familiare sia da considerare prevalente.
Ritiene che si debbano considerare (1) la natura e la gravità dell’infrazione commessa dal cittadino extracomunitario, (2) la durata del soggiorno, (3) il tempo trascorso dall’infrazione e la condotta mantenuta nel frattempo, (4) la solidità dei legami sociali, culturali e familiari con lo Stato ospite e con quello di origine.
Applicando i criteri della CEDU al caso concreto, si può osservare quanto segue: (1) il reato in materia di stupefacenti rientra nella categoria dei fatti illeciti che provocano il maggiore allarme sociale, ma è stata riconosciuta sussistente la fattispecie di lieve entità; (2) il soggiorno regolare in Italia del ricorrente è iniziato nel 2011, e quindi ha ormai conseguito un certo grado di stabilità; (3) in Italia il ricorrente ha formato una famiglia e ha svolto attività lavorativa; (4) anche altri familiari del ricorrente soggiornano in Italia; (5) si può quindi ritenere che complessivamente i legami con lo Stato di provenienza siano meno intensi rispetto a quelli con l’ordinamento italiano.
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