Il caso analizzato dalla Suprema Corte in adunanza plenaria, era quello di un avvocato, al quale il Consiglio dell’Ordine di Pinerolo gli aveva applicato la “sanzione disciplinare della censura” ma poi era stato assolto dal consiglio nazionale forense secondo cui “l’assenza da una udienza non integra abbandono della difesa” e può ricollegarsi anche “a ragioni di scelta processuale”. Secondo i giudici di Piazza Cavour, che hanno condiviso la tesi del Cnf, “il quadro delle garanzie che le norme deontologiche mirano ad assicurare è quello dell’apprestamento della difesa nell’ambito del mandato defensionale” e “fuoriesce dalla esatta e doverosa prospettiva sanzionatoria quell’atto che – per la assoluta episodicità – non sia riconducibile ad un contegno abdicativo del difensore ma ad una scelta individuale di un singolo comportamento”.