Depenalizzazione e risarcimento del danno da reato: per la Corte di Cassazione il Giudice di merito è tenuto a pronunciarsi sulle statuizioni civili.
Corte di Cassazione Seconda Sezione Penale sentenza numero 21598 / 2016
Avv. Gian Marco Gulizia
di Aci Castello, CT
Letto 285 volte dal 19/07/2016
La Suprema Corte ha affermato che, nel caso in cui sia già intervenuta una pronuncia di condanna (in primo o secondo grado) per il reato di danneggiamento non aggravato, nel dichiarare che il fatto non è previsto come reato a seguito della “abolitio criminis” operata dall’art. 4 lett. c) del d.lgs. n. 7/2016, il Giudice dell’impugnazione è tenuto a pronunciarsi in ordine alle statuizioni civili.
[...]testo integrale disponibile sul www.cortedicassazione.it
Se il fatto per il quale vi è stata condanna è stato depenalizzato e il procedimento è ancora pendente deve ritenersi che il Giudice nel momento in cui dichiara non doversi procedere perchè il fatto non è più previsto dalla legge come reato, sia comunque tenuto a pronunciarsi sugli effetti civili (conforme Cass. V sent. 7125/2016 - non massimata). D'altra parte l'art. 12 co. 1 dlgs 7/2016 prevede che "le disposizioni relativa alle sanzioni pecuniare civili del presente decreto si applicano anche ai fatti commessi anteriormente alla data di entrata in vigore dello stesso, salvo che il procedimento penale sia stato definito con sentenza o decreto divenuti irrevocabili". Il Legislatore delegato ha , quindi, chiaramente disposto, anche per i procedimenti penali "non definiti" l'applicazione delle disposizioni previste dal citato decreto. Tra questa quella di cui all'art. 3 co.1, secondo cui "i fatti previsti dall'articolo seguente, se dolosi, obbligano oltre che alla restituzioni e al risarcimento del danno secondo leggi civili, anche al pagmento della sanzione pecuniaria civile ivi stabilita. Da quanto statuito dal detto normativo, quindi, letto congiuntamente all'art. 12 co.1, sembrerebbe emergere poi che anche il giudice penale è legittimato a riconoscere il risarcimento del danno per i nuovio fatti "civilizzati" commessi prima dell'entrata in vigore del deceto, e ciò salvo che il procedimento penale sia stato già definito. [...] Questa Corte, peraltro, con una recente pronuncia - richiamando la precedente giuriprudenza in materia di "abolito criminis" e ribadendo che il principio che la legge sopraggiunta non determina alcun effettto sul capo della sentenza che ha accertato il diritto al risarcimento del danno - ha affermato che in considerazione della natura prettamente civilistica del diritto al risarcimento del danno, deve conseguentemente escludersi l'applicabilità ad esso del principio penalistico della successione delle leggi di cui all'art. 2 c.p., trovando applicazione, in questo caso, i principi generali di cui all'art. 11 preleggi, che pongono il divieto di effetti retroattivi, prevedendo che la legge, anche quella penale, per quanto riguarda gli effetti civili, dispone solo per l'avvenire. In altri termini, in presenza di un fatto ingiusto che ha cagionato un danno, il diritto del danneggiato al risarcimento permane, a nulla rilevando le successive modifiche legislative nei casi in cui la modifica legislativa trasformi in condotte lecite fatti che erano penalmente rilevanti - conforme Cass. Sez. IV sent. 31957/2013.
[...] PQM annulla senza rinvio la sentenza impugnata perchè il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Conferma le statuizioni civili. Condanna il ricorrente alla rifusione delle spese processuali sostenute in questo grado dalla parte civile che liquida in euro ....
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