Perché ricorra l’ipotesi di infanticidio in condizioni di abbandono morale e materiale è sufficiente che la madre versi in una situazione di grave isolamento anche “esistenziale” e “morale”. Mentre è sbagliato fornirne una interpretazione restrittiva. Con questa motivazione la Corte di cassazione, sentenza 26663/2013, ha annullato la sentenza di condanna per omicidio volontario aggravato ai danni della figlia appena nata da parte di una donna, in concorso con la di lei mamma. Secondo i giudici, infatti, l’abbandono “materiale” e “morale” costituisce un requisito della fattispecie oggettiva da leggere ‘in chiave soggettiva’: “in altri termini, la concreta situazione di abbandono, pur rappresentando un dato concreto e indiscutibile che deve effettivamente sussistere, trattandosi di un elemento del fatto tipico, non deve rivestire carattere di oggettiva assolutezza, in quanto è sufficiente ad integrare la situazione tipica anche la percezione di totale abbandono avvertita dalla donna nell’ambito di una complessa esperienza emotiva e mentale quale quella che accompagna la gravidanza e poi il parto”. E con riguardo al concorso della madre, i giudici chiariscono che “affinché si abbia concorso morale nel reato, anziché mera connivenza non punibile, è necessario che sussistano degli elementi concreti idonei a dimostrare che l’opera del concorrente abbia volontariamente inciso in misura apprezzabile sulla psiche dell’autore materiale del fatto”. Mentre nel caso in esame i giudici di merito hanno ritenuto soddisfatto l’onere probatorio semplicemente richiamando gli improperi rivolti dalla madre alla figlia nel corso della gravidanza e le condizioni di degrado culturale e sociale dell’imputata, senza null’altro aggiungere. Del pari apodittica, osserva la Corte, si appalesa la tesi relativa al concorso materiale, in quanto “l’aver collaborato al parto non dimostra affatto che la madre abbia poi concorso nella soppressione della nipotina, fatto diverso e distinto dal parto, consumatosi in tempi diversi neppure accertati con assoluta precisione (immediatamente dopo?, dopo uno, due, cinque minuti?)”.