Non è automatico negare il rinnovo del pds, per la sola presenza di condanna per reato inerente gli stupefacenti
Cons. Stato, Sezione Terza, Sentenza del 13 maggio 2013, n. 2576
Avv. Michele Spadaro
di Milano, MI
Letto 117 volte dal 13/06/2013
E’ accolto l’appello e, in riforma della sentenza impugnata, deve essere annullato il provvedimento col quale il Questore ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno, a causa unicamente della condanna riportata in materia di stupefacenti. Nel caso di specie – stante la permanenza dell’attuale appellante sul territorio nazionale quanto meno dall’anno 2003 associata alla presenza di coniuge nonché di figlia minore nata in Italia – deve escludersi che il diniego di rinnovo di permesso di soggiorno consistesse in una attività strettamente vincolata, residuando invece plurimi spazi di discrezionalità, in particolare riguardanti la valutazione degli elementi afferenti all’unità familiare e alla durata del soggiorno nel territorio nazionale in uno con quella della pericolosità sociale dell’interessato con specifico riferimento al momento di adozione della determinazione sull’istanza di rinnovo, quindi tenuto conto del tempo del commesso reato, del grado della sua oggettiva gravità, della condotta successiva e di ogni altro opportuno indice.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Terza)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
[…]
per la riforma
della sentenza breve del T.A.R. TOSCANA - FIRENZE: SEZIONE II n. 01647/2012, resa tra le parti, concernente diniego rinnovo permesso di soggiorno
[…]
Considerato che con gli impugnati provvedimenti del Questore e, poi, del Prefetto di Lucca è stato negato il rinnovo del permesso di soggiorno al cittadino albanese per sussistenza di precedenti penali ritenuti automaticamente ostativi, costituiti da condanna in materia di stupefacenti intervenuta nell’anno 2005, confermata nel 2009 e divenuta irrevocabile nell’anno 2010;
Rilevato che:
- secondo l’art. 5, co. 5, del d.lgs. 25 luglio 1998 n. 286 e ss.mm.ii. il provvedimento di diniego del permesso di soggiorno non costituisce atto vincolato in relazione alla situazione esistente al momento della richiesta, ossia non deve limitarsi a verificare la sussistenza di una circostanza obiettivamente ostativa (come, ad es., una condanna penale), ma occorre che siano valutati gli elementi sopravvenuti e rispetto ai quali l'interessato possa fornire in sede procedimentale opportuni chiarimenti; inoltre, lo stesso art. 5, co. 5, nell’ultimo periodo aggiunto dall’art. 2 del d.lgs. 8 gennaio 2007 n. 5, richiede che, in sede di rilascio, revoca o diniego di rinnovo del permesso di soggiorno dello straniero che abbia esercitato il diritto al ricongiungimento familiare ovvero del familiare ricongiunto, si debba tener conto anche della natura e della effettività dei vincoli familiari dell’interessato e dell’esistenza di legami familiari e sociali con il suo Paese d’origine, nonché, per lo straniero già presente sul territorio nazionale, della durata del suo soggiorno nel medesimo territorio nazionale;
- le disposizioni di cui innanzi possono trovare applicazione nei riguardi dell’attuale appellante, sia per le sue condizioni familiari, stante la presenza di coniuge e figlia minore nata in Italia, sia per la durata quantomeno dall’anno 2003 del suo soggiorno nel territorio nazionale;
- costituisce difatti orientamento interpretativo delle disposizioni introdotte nell’art. 5, comma 5, del t.u. dal citato d.lgs. n. 5 del 2007, espresso da questa Sezione, che la particolare considerazione da esse riservata a colui che abbia usufruito (quale parte attiva o quale parte passiva) di un ricongiungimento familiare va logicamente estesa anche in favore dello straniero che abbia analoghe relazioni familiari ma non abbia avuto bisogno di esperire la procedura di ricongiungimento in quanto il nucleo familiare è già unito (cfr., ex multis, Cons. St., questa sez. III, 17 maggio 2012 n. 2856).
- nel caso in trattazione, dunque, deve escludersi che il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno consistesse in un’attività strettamente vincolata, residuando invece plurimi spazi di discrezionalità, in particolare riguardanti la valutazione degli elementi predetti in uno con quella della pericolosità sociale dell’interessato con specifico riferimento al momento di adozione della determinazione sull’istanza di rinnovo, quindi tenuto conto del tempo del commesso reato, del grado della sua oggettiva gravità, della condotta successiva e di ogni altro opportuno indice;
Ritenuto pertanto che:
- alla stregua delle considerazioni che precedono e diversamente da quanto asserito dal primo giudice, i decreti impugnati si rivelano illegittimi;
- conseguentemente, in riforma della sentenza appellata il ricorso di primo grado dev’essere accolto e, quindi, gli stessi decreti vanno annullati, salvi restando, ovviamente, gli ulteriori provvedimenti dell’Amministrazione, da adottarsi in conformità ai principi di cui innanzi in sede di rinnovo del procedimento;
[…]
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza), definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe proposto, accoglie il medesimo appello e, per l’effetto, accoglie il ricorso di primo grado ed annulla i provvedimenti impugnati.
[…]
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 10 maggio 2013 […]
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 13/05/2013
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