E' labile il confine tra i beni personali dei coniugi e quelli della comunione legale

Avv. Mariapia Raffaele - Ruvo di Puglia, BA/ Noicattaro, Ba

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Tribunale di Rovigo, Sentenza 14 febbraio 2011, n. 62

Avv. Mariapia Raffaele di Ruvo di Puglia, BA/ Noicattaro, Ba

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In materia di separazione coniugale, lo scioglimento della comunione legale tra i coniugi si verifica ex nunc solo in seguito al passaggio in giudicato della sentenza di separazione. In tal senso, invero, deve ritenersi improponibile la domanda di scioglimento della comunione avanzata prima della formazione del giudicato sulla separazione, atteso che il precedente provvedimento presidenziale che abbia autorizzato i coniugi a vivere separatamente, ovvero il semplice fatto della separazione in sé, non produce alcun effetto al riguardo. Per ciò che concerne, in particolare, le restituzione ed i rimborsi tra i coniugi separandi, le relative domande possono proporsi solo al momento della divisione dei beni che, allo stesso modo, coincide con il passaggio in giudicato della pronuncia di separazione. Sino a tal momento il coniuge amministratore dei beni comuni provvede all'amministrazione di quanto destinato al mantenimento della famiglia, senza che alcuno dei due possa rivendicare la disponibilità personale delle loro rendite, nei limiti della propria quota, prima del definitivo scioglimento del rapporto di convivenza.

In tema di scioglimento della comunione legale tra coniugi, a norma dell'art. 192, comma terzo, c.c., il coniuge ha diritto al rimborso, da parte della comunione, delle somme appartenenti al proprio patrimonio personale, utilizzate per spese e investimenti a beneficio di quello comune, escluse le somme resesi necessarie per l'acquisto dei beni caduti in comunione, nella misura in cui dimostri l'appartenenza di dette somme ai propri averi personali. In tal senso, le somme reciprocamente pretese dai coniugi, qualora relative ad asseriti ancorché documentati versamenti con denaro provento dell'attività lavorativa di ciascuno, non possono rilevare ai sensi dell'art. 192, comma terzo, c.c. qualora non siano state impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune, bensì oggetto di versamenti, addebiti o accrediti la cui causa non sia stata accertata. La circostanza torva verificazione nelle ipotesi in cui, come nella specie, non vi siano elementi patrimoniali oggetto della comunione, ai quali ricondurre le spese, ovvero qualora le stesse non possono essere ricomprese nell'ambito di investimenti del patrimonio comune. Nel caso concreto l'unico elemento patrimoniale comune evincibile può essere il saldo dei conti correnti personali degli ex coniugi che, in quanto costituito dai proventi delle loro attività lavorative, è suscettibile di formare la comunione de residuo. La mancata formulazione di domande all'uopo, tuttavia, impone l'esclusione di qualsivoglia rilievo ai fini dell'art. 192, comma terzo, c.c.

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