Vietato insultare il vicino che protesta per il rumore (fonte repubblica)
Corte di Cassazione, Sez. Pen., sentenza 48072/2011
Avv. Prof. Antonio Ruggiero
di Varese, VA
Letto 741 volte dal 28/12/2011
Anche se, sempre più spesso, i rapporti fra cittadini sono contraddistinti da "degrado del linguaggio" e "inciviltà", commette illecito penale e merita la condanna il condomino che insulta il vicino che suona insistentemente alla porta per chiedere che si faccia meno rumore. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 48072, confermando la condanna per ingiuria, con tanto di risarcimento dei danni, a carico di una signora di Grosseto, Lidia S., che aveva mandato a quel paese la vicina del piano di sotto, la quale, alle 10 di sera, aveva suonato più volte alla sua porta per chiederle di smettere di fare rumore. A causa del fracasso dall'appartamento sovrastante, la vicina non riusciva ad addormentare il suo bambino di otto mesi e per questo era salita a protestare. Quando però, dopo aver suonato con insistenza il campanello, la porta si era aperta, la donna era stata investita dagli insulti di Lidia S.: una sequela di "vaffa" e "non mi rompere" questo e quello. Questo frasario, secondo i supremi giudici, "non è soltanto indice di cattiva educazione e di uno 'sfogo' dovuto a una pretesa invadenza dell'offeso, ma anche del disprezzo che si nutre nei confronti dell'interlocutore". Nel merito, la Cassazione rileva che "bussare alla porta di un vicino, anche se più volte, non è un fatto che possa ritenersi ingiusto tanto da legittimare una reazione così scomposta". "La richiesta del silenzio perché a causa del rumore il figlio neonato non riusciva a prendere sonno, può non essere opportuna se fatta alle 10 di sera, anche se bisognerebbe conoscere l'entità del rumore, ma non costituisce, per nulla, un fatto ingiusto al quale reagire in stato d'ira con frasi ingiuriose". La Cassazione ricorda ai maleducati che "corrisponde alle regole del vivere civile che un vicino per ragioni particolari, malattia di un congiunto, pianto di un neonato o altro, possa bussare alla porta e chiedere di fare meno rumore. In conclusione, dunque, Lidia S. merita la condanna per ingiurie anche se, è l'amara riflessione dei giudici, "degrado del linguaggio" e "inciviltà oramai non di rado contraddistinguono il rapporto tra i cittadini".
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