Il ruolo dell’avvocato matrimonialista

Si può dire che durante il corso di mediazione ci siamo affacciati dinanzi alla crisi coniugale sia prima che dopo la separazione ed abbiamo visto in che modo e misura il mediatore stesso, ma anche l’avvocato o i diversi consultori, possono intervenire o a scongiurare o a risanare o almeno a rendere meno traumatica la crisi.

L’avvocato che si dedica alla materia familiare avrà con il cliente un tipo di rapporto a carattere partecipatorio nell’ambito del quale:

-         il cliente espone al legale la propria versione dei fatti che egli vive in prima persona filtrandoli in base alle caratteristiche personologiche sue proprie;

-         il legale si pone in posizione di ascolto qualificato, ponendo anche tutta una serie di domande sulle aree che è necessario indagare per comprendere lo stile e l’origine del conflitto, e quali sono le risorse da attivare;

-         quindi l’avvocato espone al cliente le proprie valutazioni e con lui interpreta la narrazione dei fatti, così esplicitando la propria professionalità con la restituzione in termini giuridici della sua esposizione sotto forma di diritti, aspettative e doveri di cui lo stesso appare legittimo portatore;

-         infine l’avvocato cercherà di far comprendere al cliente qual è nel suo specifico caso, ed in relazione alla sua specifica relazione, l’effettivo interesse da perseguire.

A questo proposito è bene sottolineare che in materia familiare chi esercita la professione di avvocato, tanto più se rotale, deve abbandonare quella parzialità – intesa come difesa della parte contro l’altra- che la contraddistingue in altro tipo di controversie. L’esperienza quotidiana ci consente di verificare come ognuno dei componenti della famiglia in crisi si ponga come portatore di aspettative apparentemente tutte legittime.

È evidente che il modus procedendi sopra esposto rende il separando protagonista delle decisioni, sulla base delle prospettazioni del legale che l’ha aiutato a comprendere le effettive aspettative, la loro opportunità e la loro legittimità: il cliente viene cioè messo in grado di gestire la situazione guardando in prospettiva all’evoluzione della controversia ed alle sue conseguenze.

Nel corso dei colloqui iniziali il legale potrà rendersi conto se si trova di fronte ad un caso di difficile soluzione, ovvero alle tipiche emozioni che i clienti riversano nella separazione, esperienza che comunque è vissuta con senso di fallimento e di impotenza, ma che con un minimo di sensibilità e preparazione può essere gestita verso l’elaborazione del conflitto. La casistica è vastissima, ogni situazione ha la sua storia, ma i campanelli d’allarme più frequenti sono quelli che segnalano l’esistenza di un legame disperante, di un’incapacità ad elaborare il lutto legato alla separazione, di un’eccessiva conflittualità che impedisce il dialogo. La sensibilità e la preparazione specifica dell’avvocato matrimonialista permetteranno di cogliere la necessità di introdurre un intervento esterno, di carattere specialistico: ed allora al cliente verrà consigliato un supporto, un aiuto indirizzandolo a professionisti delle aree psicologiche per una terapia individuale, ovvero una terapia di coppia, o una terapia circoscritta all’esame e soluzione di un problema particolare o ad una mediazione familiare.

In conclusione, lo spirito che deve animare il legale nell’accettare l’incarico relativo ad una pratica di separazione, divorzio o nullità deve tendere al contenimento dei sentimenti e atteggiamenti negativi perseguendo la pacificazione e la risoluzione del conflitto. Tutto ciò può avvenire collaborando con il cliente all’individuazione di quello che è effettivamente il suo interesse da perseguire e tutelare, non certo con il solo freddo approccio giuridico che rischia di aggravare situazioni di sofferenza e disagio, di mandare allo sbaraglio il cliente, la coppia, i figli e cioè l’intero nucleo familiare.

La cronaca ci mette ormai quotidianamente in guardia sui pericoli collegati al disfacimento delle famiglie e quindi sull’importanza dell’intervento delle strutture sociali, degli operatori psicologici, degli avvocati, dei magistrati.