Protesi al silicone

Nessun allarmismo ma cautela. Secondo quanto riportano oggi le agenzie di stampa, il Ministero della Salute francese ha raccomandato la rimozione preventiva delle protesi mammarie al silicone prodotte dalla società transalpina Poly Implant Prothese (Pip). E l’Italia segue l’esempio del vicino francese, invitando le donne con protesi Pip a discutere con il medico di fiducia un’eventuale intervento di sostituzione. Nonostante non esistano prove che dimostrino un problema di cancerogenicità per questo tipo di protesi, le autorità competenti hanno evidenziato un maggior rischio di rottura e reazioni infiammatorie.

Lo scandalo
L’allarme era stato lanciato in Francia appena una settimana fa da Jean-Yves Grall, responsabile del Ministero della Salute: due morti sospette per cancro in donne che portavano protesi mammarie fabbricate dalla Pip avevano allertato le autorità francesi circa la pericolosità di questo tipo di dispositivi medici. La notizia aveva subito attirato l’ attenzione della stampa, rischiando di scatenare uno scandalo sanitario senza precedenti. In realtà, le protesi Pip erano già state ritirate dal mercato un anno fa, quando si scoprì che, a causa di problemi finanziari, l’azienda transalpina cercava di abbassare i costi di produzione utilizzando materiale scadente e non corrispondente agli standard internazionali (non silicone medico ma un prodotto chimico di uso industriale). Il risultato erano protesi con un tasso di rottura doppio rispetto al normale.

La decisione del Governo francese
Non stupisce quindi che, dopo l’allarme sulla presunta cancerogenicità delle protesi, il Governo d’Oltralpe non abbia avuto altri indugi. Il Ministro della Salute Xavier Bertrand ha raccomandato la rimozione delle protesi Pip “ come misura preventiva non urgente”. “ Non ci sono a oggi evidenze di aumentato rischio di cancro nelle donne – ha spiegato alle agenzie il Ministro francese – i pericoli connessi riguardano rotture che possono portare a reazioni infiammatorie”. In concreto, questo significherà interventi di sostituzione alle circa 30mila donne che portano protesi Pip, interventi che il Governo di Parigi assicura saranno interamente a carico dello Stato.

In Italia
Nel nostro paese sono circa 5mila le donne cui sono state impiantate protesi dell’azienda transalpina. Si tratta di impianti effettuati prima del 2010, anno in cui anche in Italia, dopo la decisione francese, le protesi Pip sono state ritirate dal commercio. Sulla base di quanto deciso dal vicino d’Oltralpe, anche il Consiglio Superiore della Sanità ha espresso un parere sulla questione, concludendo che: “ Per le protesi Pip non esistono prove di maggior rischio di cancerogenicità ma sono state evidenziate maggiori probabilità di rottura e di reazioni infiammatorie. Pertanto, le donne che hanno subìto un impianto di protesi mammarie Pip sono invitate a discutere la loro situazione con il proprio chirurgo.

Protesi al silicone

 

Protesi al silicone

I centri dove sono stati eseguiti impianti con protesi Pip sono richiesti di essere parte attiva nel richiamare le pazienti che hanno subìto un impianto Pip. Il Ssn si farà carico degli interventi medico/chirurgici laddove vi sia indicazione clinica specifica ”. In una conferenza tenuta ieri dal Ministro della Salute Renato Balduzzi, le autorità italiane confermano che non c’è una situazione di allarme né di preoccupazione, solo un atteggiamento di prudenza. In Italia, dal 2005 allo scorso anno, sono stati comunicate 24 rotture sospette. E ora, nonostante le rassicurazioni, si teme per il rischio tumori.

Nel resto del Mondo
Il problema non è solo francese e italiano. Dal 2001, la Pip esportava in tutto il mondo: Gran Bretagna, Spagna, Brasile, Argentina, Cile, Colombia, Venezuela e Italia. E ora ogni paese risponde come meglio crede all’allarme lanciato. La Gran Bretagna getta acqua sul fuoco e per bocca del Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (Mhra), l’osservatorio dei farmaci, afferma che non esistono prove scientifiche che dimostrino rischi per la salute. Anche negli Stati Uniti, dove però pare che le protesi Pip non siano state vendute, la Food and Drug Administration sostiene che non c’è motivo d’allarme. Ma altri paesi sono più preoccupati. Il Brasile ha bloccato l’uso delle protesi francesi già dal 2010, mentre il Cile si è subito mosso per contattare le donne con protesi Pip spingendole a esami di controllo annuali e alla rimozione dell’impianto nel caso di rottura.