n base a un decreto di fresca data dello sceicco di Dubai, Mohammed Bin Rashid Al-Maktoum, le aziende straniere che fanno business negli Emirati potranno utilizzare la lingua inglese per risolvere dispute legali che riguardano transazioni commerciali nelle quali sono coinvolte.
Le aziende possono ora adire le corti ad hoc che dal 2007 fanno parte del Dubai International Financial Center (Difc), una free zone che rappresenta la porta d'accesso per molti investitori che intendono accedere all'area del Golfo.

Prima di questo decreto, gli imprenditori stranieri che non avessero organizzato la propria attività presso il Difc, dovevano risolvere le controversie in materia commerciale solo nei tribunali locali (corti governative) e sbrigarsela, si fa per dire, in arabo.
Ora, invece, è stata estesa la giurisdizione delle corti istituito in seno al Difc cui si potranno rivolgere tutte le società attive a Dubai, e dove si potranno, quindi, discutere le vertenze adoperando la lingua inglese sia negli atti che nei documenti di causa, e i contenziosi potranno essere decisi secondo le regole del common law, invece che secondo la legge locale.Oltre alla lingua inglese, infatti, viene adottato anche il sistema giuridico inglese, British Common Law.

 

La lingua e la cultura giuridica inglese, quindi, diventano alla portata di tutte le imprese che fanno business nei paesi del Golfo. Basta rispolverare l'inglese e con un colpo solo si prendono due piccioni con una fava: non bisogna più assumere un traduttore arabo e non è necessario fare i conti con una crisi di nervi per decifrare i linguaggi burocratici adottati dalle istituzioni proposte all'internazionalizzazione delle imprese italiane, un linguaggio che per qualcuno è veramente spesso più difficilmente decifrabili dell'arabo stesso.
Tradotto in pratica, le corti del Difc permettono di risparmiare tempo e costi nella gestione delle pratiche legali, soprattutto con riguardo alla traduzione dei documenti. Il 90% delle dispute non particolarmente complesse, gli Small Claims, si risolvono ora con evidente celerità, spesso nell'arco di appena tre settimane da quanto viene incardinata la vertenza: efficienza che mette in ombra le tempistiche incerte tipiche dei tribunali degli sportelli dell'Ice e delle camere di commercio.

Rimane, però, ancora da verificare nel concreto se i lodi resi dalle corti del Difc possano o meno trovare concreta applicazione fuori dai territori dello stato emiratino, anche se è possibile ritenere che l'applicazione del diritto inglese e la presenza di molti studi legali internazionali a Dubai - che dunque garantiscono standard elevati nella comprensione e nell'applicazione del Common Law - permetta di ottenere decisioni che si possano poi portare agevolmente in esecuzione all'estero, come anche in Italia.
E' tutto ancora da formulare la extra territorialità di queste corti, ovvero l'assicurarsi che le decisioni di queste siano riconosciute internazionalmente. Non avrebbe senso infatti, vincere una disputa negli Emirati quando essa non godesse di alcun valore legale negli altri paesi vuoi l'Italia nel caso delle aziende nostrane.

Il quadro normativo di Dubai pare sempre più attraente in un'ottica di internazionalizzazione d'impresa, e l'evoluzione della normativa locale pare essere al passo con le esigenze del mercato globale. «L'estensione della giurisdizione del Difc su tutte le controversie commerciali che coinvolgono società straniere è particolarmente interessante» sottolinea John Shehata, avvocato italo-egiziano di seconda generazione e coordinatore del focus Mediterraneo e Paesi arabi organizzato dal Nibi, nuovo istituto di business internazionale. «Le imprese avranno modo di verificare, senza barriere linguistiche e probabilmente culturali, se il contenzioso è stato gestito secondo le loro aspettative; il processo condotto in inglese, poi, può offrire una garanzia di maggiore trasparenza anche in relazione all'iter procedurale e ai comportamenti della corte adita. Senza dimenticare, infine, che si potrà passare dalle sedute pubbliche dei tribunali locali, alle udienze a porte chiuse delle corti, con l'evidente vantaggio della riservatezza degli atti e delle decisioni»; aggiunge poi il legale «è oggi interessante osservare se il sistema giuridico emiratino, fondato essenzialmente su principi di diritto civile, marcatamente influenzato dal diritto egiziano e guidato dalla Shari'a islamica, canone esegetico fondamentale, possa ora incontrare i principi di common law, senza che venga meno la certezza del diritto e la coerenza interna all'ordinamento».