In questi giorni di crisi ed incertezza generale, i lavoratori autonomi - in particolare commercianti e artigiani - si stanno industriando per pubblicizzare le loro rispettive attività, specialmente per i prodotti che possono essere consegnati a domicilio.
Si punta molto su spot pubblicitari rassicuranti e, talvolta, anche divertenti.
È il caso di una società di produzione vinicola romagnola che, per invitare ad acquistare i propri vini, ha utilizzato – per la propria pubblicità - una esilarante clip di un famoso film degli anni ’50.
Si tratta del film comico “Accadde al penitenziario” del 1955, diretto da Giorgio Bianchi, prodotto da Felice Zappulla, interpretato – tra gli altri - da Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Walter Chiari e Mario Riva.
Nello specifico, la società vinicola ha utilizzato un frammento della scena del film in cui il giovane Giulio (Alberto Sordi) viene arrestato e condotto dal vice-commissario. Il giovane (che, sotto l'effetto dell'alcol, ha girato mezza Roma importunando guardie notturne, tassisti e prostitute, rimanendo anche coinvolto in una rapina), avendo ormai smaltito la sbronza, viene interrogato dal vice-commissario (Pietro Carloni); e, trattandolo con assoluta sufficienza, gli riferisce come sono andate le cose:
 
«- Mentre il mondo combatteva... io resistevo chiuso in cantina, solo. Senza luce senza acqua... sempre vino, solo vino!
Ed è uscito quando è finita la guerra...
No, quando è finito il vino!».
 
La sequenza del film, utilizzata per lo spot pubblicitario, è un estratto - di soli 10 secondi - del dialogo tra i due attori; ed è una perla di recitazione, una geniale miscela di 'drammatica' comicità.
 
Sarà stata chiesta una specifica autorizzazione per l’utilizzo della clip?
Sarà stata valutata tale necessità, visto che l’utilizzo è chiaramente a scopo pubblicitario?
 
Vediamo quali sono i diritti sull’opera cinematografica, e a chi spetta, in quanto titolare, consentirne l’utilizzo (anche se limitato ad uno spezzone della stessa):
- i diritti di utilizzazione economica, nei limiti dello sfruttamento cinematografico, spettano al produttore, poiché ha organizzato e finanziato la produzione dell’opera (art. 45, comma 1, L.D.A.);
i diritti morali spettano ai coautori (regista,  sceneggiatore, soggettista e compositore della colonna sonora): diritto di rivendicare la paternità dell’opera, di opporsi a modificazioni e deformazioni dell’opera (come, appunto, potrebbe essere il ri-montaggio degli spezzoni), e a ogni altro atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio all’onore o alla reputazione dell’opera stessa e di ritirare l’opera dal commercio (artt. 142 e 143 LDA).
 
È innegabile che il breve spot sia reso particolarmente interessante dalla presenza (e dalla geniale performance) dell’attore Alberto Sordi; pertanto, ci si deve domandare se i suoi eredi (che ai sensi dell’art. 23 LDA sono subentrati nei suoi diritti economici e morali) dovevano essere interpellati dalla società vinicola per poter utilizzare la clip del film.
 
Certamente sì: l’utilizzo e la divulgazione dell’immagine altrui - senza il consenso dell’interessato – “è lecita soltanto quando risponde alle esigenze di pubblica informazione, non anche ove sia rivota a fini pubblicitari (art. 10 c.c., articoli 96-97 legge 633 del 1941 sul diritto d’autore)” (Cass. Civ. Sez. I, 3 gennaio 2017, n. 32).
 
Spero che la società interessata, avendo associato il richiamato spezzone di film alla vendita a domicilio dei propri vini (facendone uno spot pubblicitario), abbia richiesto le necessarie autorizzazioni ai titolari dei diritti d’autore e delle immagini degli attori Pietro Carloni e Alberto Sordi.