La Suprema Corte, con la sentenza n. 11154 del 29/05/2015, torna ancora una volta sul tema del risarcimento delle spese legali stragiudiziali sostenute dal danneggiato a seguito di sinistro stradale.
Tali spese dovranno essere risarcite dalla compagnia assicuratrice se necessarie alla tutela dei diritti del danneggiato; gli ermellini hanno ritenuto, infatti, che debba essere disapplicata la norma regolamentare di cui all’art. 9 comma 2 del d.p.r. 18.07.2006 n. 254, in quanto nulla per contrasto con l’art. 24 della Costituzione.
Sul punto si rileva che l’art. 9, al 2° comma statuisce testualmente che “nel caso in cui la somma offerta dall’impresa di assicurazione sia accettata dal danneggiato, sugli importi corrisposti non sono dovuti compensi per la consulenza o assistenza professionale di cui si sia avvalso il danneggiato diversa da quella medico legale per i danni alla persona”.
La Corte di Cassazione boccia, dunque, la legittimità della norma e ne stabilisce la nullità per contrasto col principio costituzionale di difesa.
A tal riguardo va in primo luogo rilevato che i compensi corrisposti dal danneggiato al proprio avvocato per l’attività stragiudiziale devono poter formare oggetto di domanda di risarcimento nei confronti del danneggiante a titolo di danno emergente, quando siano state necessarie e giustificate.
Quel che, quindi, rileva ai fini della risarcibilità di danni – consistiti in spese erogate a professionisti di cui il danneggiato si sia avvalso per ottenere il risarcimento del danno – è unicamente la sussistenza di un valido e diretto nesso causale tra il sinistro e la spesa: da ciò ne deriva che le spese consistite in compensi professionali saranno dunque risarcibili o meno, non già in base alla veste del percettore (sì al medico legale, no all’avvocato, come prescritto dall’art. 9 cit.), ma in base alla loro effettiva necessità.
Dalla lettura della sentenza dovrà, perciò, ritenersi sempre risarcibile la spesa per compensare un legale nel caso in cui il sinistro presenti particolari problemi giuridici, ovvero quando il danneggiato non abbia ricevuto la dovuta assistenza dal proprio assicuratore.
In caso contrario, “sarà sempre irrisarcibile la spesa per compensi all’avvocato, quando la gestione del sinistro non presentava alcuna difficoltà, i danni da esso derivati erano modesti e l’assicuratore aveva prontamente offerto la dovuta assistenza al danneggiato” (detto in modo semplice, non basta al legale inviare la raccomandata di messa in mora per avere diritto al risarcimento delle spese legali stragiudiziali).
La Corte ritiene che l’unico discrimine per la risarcibilità delle somme spese a titolo di consulenza legale e peritale è, come per ogni altro danno, il nesso di causalità con il fatto, ossia con il sinistro stradale, che deriva dalla necessità delle spese in relazione alla complessità del caso e/o dalla mancata assistenza della propria assicurazione, come prevista dalle norme del codice delle assicurazioni, in altre parole, il problema delle spese legali va quindi correttamente posto in termini di “causalità” ex art. 1223 c.c. e non di risarcibilità.
Infine, la Corte Cassazione ha ribadito che l’assicuratore non è tenuto a compulsare il danneggiato in merito ad eventuali spese legali stragiudiziale necessarie nel caso concreto, ma deve essere questi a dovergliene fare espressa richiesta e dimostrare di averle effettivamente sostenute.