Introduzione

La comunicazione dei professionisti è un argomento di una vastità indefinita perché indefinibile.

Il mio intervento odierno si propone, quindi, di fornire utili spunti riflessivi e, giacchè la maggior parte degli intervenuti svolge la libera professione di avvocato, ho ritenuto opportuno inserire degli excursus legislativi e giurisprudenziali che possano arricchire il bagaglio professionale di chi avrà la pazienza di ascoltarmi. 

Sempre più di frequente si sente dire in giro che gli avvocati (ma ciò può ritenersi valido per ogni categoria di professionisti) devono aprirsi al mercato, sia per raggiungere e quindi offrire i propri servizi al maggior numero possibile di potenziali clienti, sia al fine di razionalizzare la comunicazione e la fidelizzazione della clientela già servita.

Si assiste, pertanto, secondo coloro che ne sposano la visione più tradizionalista, ad una “commercializzazione” delle professioni ma, essendo obiettivamente necessario stare al passo con i tempi, anche i professionisti devono cercare di ottimizzare i loro sforzi in questo campo, per non vedersi precluse importanti possibilità di crescita personale e/o professionale.

Giacchè un tempo era solito dirsi che “la pubblicità è l’anima del commercio”, non v’è chi non veda la necessità per i moderni professionisti di cogliere le opportunità comunicative provenienti dai sistemi di comunicazione di massa o, quantomeno, di comprenderne il significato ed il funzionamento in un’ottica di salvaguardia sia della propria professionalità che degli interessi vari dei propri assistiti.

E’ notorio che alcuni grandi studi legali, soprattutto in Lombardia e nell’Italia settentrionale, abbiano affidato la propria comunicazione, in senso lato, a delle agenzie di comunicazione, al fine di promuovere l’immagine dello studio e, conseguentemente, di accaparrarsi nuova clientela, “targettizzando” la propria comunicazione in maniera quanto più efficace possibile e rivolgendo la stessa specificatamente ai soggetti potenzialmente interessati alle attività di studio.

Tuttavia, l’abbandono della gestione interna della comunicazione da parte del professionista, non appare sempre indolore.

L’Italia è il Paese ove le professioni liberali sono ancora caratterizzate da una considerazione “artigianale”, per cui ogni cliente conserva la propria peculiarità e quell’individualità che rendono impossibile (si auspica) la considerazione del cliente quale numero, ovvero quale indistinto consumatore.

Resta tuttavia l’esigenza, avvertita pressoché da ogni studio professionale, di professionalizzazione della comunicazione, di una sua maggiore efficacia, anche attraverso un miglioramento dell'impiego di risorse già a disposizione: basti pensare che ogni professionista, al giorno d’oggi, è dotato quantomeno di un computer con accesso ad internet.

D’altro canto, pur potendo contare sulle migliori tecniche comunicative e sulla loro implementazione ottimale, è quantomai difficile notare miglioramenti traducibili in un profitto immediato, se si vuol intenderlo quale incremento di utili: la costruzione dell'immagine è un valore immateriale nel tempo, che raramente può essere misurato con un mutamento numerico immediato, tantopiù in un breve periodo di tempo.

Vi è comunque da aggiungere a quanto detto che una comunicazione efficace appare sempre costosa, da più punti di vista.

Innanzitutto, bisogna preventivare l’impiego (e la remunerazione) di risorse umane qualificate, sia che si demandi la comunicazione di studio ad uno dei membri dello stesso (anche utilizzando il titolare quale testimonial), sia che se ne affidi la gestione all’esterno.

Ciò comporta un budget dedicato al marketing ed alla comunicazione, che va ad incidere sul fatturato dello studio e, pertanto, non può trasformarsi in uno spreco di risorse economiche o professionali.

L’intervento odierno accennerà anche alla comunicazione professionale delle Pubbliche Amministrazioni.

Sotto tale aspetto, infatti, mi soffermerò sulla tematica concernente di Internet ed il cosiddetto “web giuridico ed amministrativo”, all’interno del quale è facile oggigiorno reperire una gran quantità di leggi e sentenze aggiornatissime, nonché moltissime riflessioni dottrinarie, che rendono possibile una condivisione del sapere anche in ambito giuridico-amministrativo, con ciò rendendo più democratico (sotto molteplici aspetti) il rapporto del cittadino con la P.A.

Il web è parte dello sviluppo tecnologico generale che identifica sempre più lo sviluppo della nostra società, non a caso sempre più caratterizzata dall’importanza dell’informazione e della conoscenza, tanto che il problema della disparità di accesso alla rete (c.d. digital divide) è entrato nell’agenda delle Nazioni Unite.

Ci troviamo, infatti, all’interno di una vera e propria rivoluzione permanente, che ha per strumenti il software, il personal computer ed i dispositivi intelligenti, strumenti in grado di dare agli utenti nuovo potere, ponendoli in condizione di essere collegati con potenziali clienti, enti pubblici e privati.

Ed invero, perdono sempre più di importanza concetti quali la residenza, lo spostamento materiale dei corpi e l’appartenenza ad un preciso contesto geografico, mentre si affermano sempre più concetti come virtuale, globalizzazione, cyberspazio, information technology, dematerializzazione, a-territorialità, wireless, second life e così via.

Ciò avviene perché nel mondo digitale le cose avvengono e si fanno con grande velocità ed i risultati si raggiungono pressoché in tempo reale.