La questione in breve: a seguito di denuncia per violenza sessuale su minore, dopo le prime indagini, il PM avanza la richiesta di incidente probatorio al GIP, per verificare la capacità testimoniale della minore e la sua attendibilità. La madre della minore di anni 10, presunta vittima della violenza da parte del padre, compare in giudizio in qualità di persona offesa, durante la fase dell'incidente probatorio, nominando un proprio avvocato, oltre a quello già nominato per la minore.
E' ormai costante la giurisprudenza nel riconoscere che la persona offesa dal reato sia il titolare dell'interesse giuridico protetto dalla norma, che nel delitto di cui all'art. 609 quater c.p. si individua nell'integrità fisio-psichica del minore con riferimento alla sfera sessuale.
L'art. 90 co. 2 c.p.p. prevede che la persona offesa minore esercita le sue facoltà e diritti attraverso le persone indicate dall'art. 120 c.p. (genitori, procuratori, curatori etc.); ebbene, il minore puo' nel reato di cui all'art. 609 quater esercitare i suoi diritti attraverso un difensore che sia nominato dal genitore esercente la patria potestà, non avendo egli la capacità di agire e decidere per sè stesso.
Dverso è il concetto di danneggiato dal reato, cioè colui che ha subito un danno dal reato sia esso patrimoniale o non; spesso le due figure di persona offesa e danneggiato coincidono, ma altre volte no. il danneggiato ha il diritto ad ottenere che il responsabile del reato sia condannato al risarcimento del danno, ma questo può avvenire solo attraverso la costituzione di parte civile.
Peraltro, l'art. 401 co. 1 c.p.p., stabilisce che il difensore della persona offesa ha il diritto di partecipare all'udienza dell'incidente probatorio, non è previsto il diritto di partecipazione del danneggiato all'incidente probatorio.
L'avvocato dell'indagato ha sollevato questa eccezione, chiedendo al giudice di estromettere dall'incidente probatorio la madre quale persona offesa, comparsa attraverso un proprio difensore.
Il GIP, con ordinanza, accoglie l'eccezione, motivando che persona offesa del reato è la minore, la quale può esercitare i propri diritti attraverso il genitore esercente la patria potestà, tuttavia la madre, non può essere rappresentata in proprio nell'ambito del procedimento, poichè non è persona offesa dal reato.  
(Ordinanza GIP di Viterbo del 1.10.2012)