Nell’articolo di oggi parliamo di False accuse di Stalking.
Abbiamo già trattato dello Stalking e di quali sono i comportamenti che possono essere fatti rientrare in questa categoria.
Oggi vediamo cosa accade nel caso in cui le accuse di aver commesso tale reato siano false.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, è opportuno fare una breve premessa sugli elementi richiesti ai fini del perfezionamento del delitto previsto e punito dall’art. 612 bis c.p..
Quando si può parlare di Stalking
Forse non tutti sanno che servendosi della minaccia e/o della molestia, lo stalker appaga la sua esigenza di comunicare alla vittima il proprio stato d’animo, di qualunque tipo esso sia (di amore, di odio, di rancore, di vendetta); egli desidera che il destinatario delle sue “attenzioni” sia a conoscenza dei suoi bisogni, impulsi, intenzioni.

Per essere penalmente rilevante la condotta dello stalker deve essere abituale, cioè caratterizzata da una serie di comportamenti, tenuti anche a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, tali da determinare almeno uno dei tre eventi richiesti dalla fattispecie incriminatrice e più precisamente:

1) un perdurante e grave stato d’ansia e di paura
2) un fondato timore per l’incolumità propria, di un prossimo congiunto, o di una persona alla quale il soggetto è legato da una relazione affettiva;
3) la modificazione delle proprie abitudini di vita.
Non basta quindi una semplice molestia e/o minaccia, ma deve necessariamente esistere un collegamento (recte), un nesso causale tra tali eventi e la condotta di minaccia o molestia abituale dello stalker. Deve cioè trattarsi di condotte idonee a cagionare almeno uno dei tre eventi descritti dalla norma.

Sotto il profilo probatorio, chi è accusato di stalking è certamente svantaggiato rispetto alla vittima, in quanto il “perdurante stato d’ansia” di quest’ultima, può fondarsi sulla semplice dichiarazione della persona offesa, se intrinsecamente coerente ed attendibile.
In tali casi ovviamente, il “perdurante stato d’ansia”, deve essere ancorato ad elementi sintomatici del turbamento psicologico subito; elementi ricavabili anche, dai comportamenti della vittima del reato conseguenti alla condotta posta in essere dall’agente, considerando tanto la sua astratta idoneità a causare l’evento, quanto il suo profilo concreto in riferimento alle effettive condizioni di luogo e di tempo in cui è stata consumata (Sez. 5, 17795/2017).
  L’identikit dello stalker
Per quanto riguarda lo stalker, la casistica è molto varia. 
Se nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti che non hanno accettato o non sono stati in grado di elaborare la fine di una relazione sentimentale, può invece capitare che l’autore degli atti persecutori, sia una persona che non ha mai avuto alcun rapporto con la vittima e che (evidentemente affetto da disturbi mentali), prova soddisfazione a spaventare e a rendere la vita impossibile al malcapitato/a destinatario delle sue “attenzioni”.
Altro esempio, non infrequente, è quello dei pazienti psichiatrici o in cura presso uno psicoterapeuta, che a volte, possono male interpretare il rapporto instauratosi con tali professionisti, scambiando le cure e le terapie che gli vengono somministrate, per gesti di affetto che, in un contesto delirante, gli fa percepire un interesse sentimentale da parte del medico o dello psicologo, in realtà inesistente.
A conclusione di tale breve premessa, si ritiene utile segnalare che lo stalking, colpisce nel corso della vita, fino al 15% della popolazione e che l’interesse tutelato dall’art. 612 bis è la libertà morale, intesa quale facoltà dell’individuo di autodeterminarsi e gli ulteriori beni giuridici quali, l’incolumità individuale e la salute, nonché la tranquillità psichica e la riservatezza dell’individuo.
Bisogna però sottolineare che molte persone si servono di questi identikit in maniera fasulla e accusano di stalking persone che in realtà sono innocenti.

Esempi concreti di stalking
Vediamo ora degli esempi concreti di alcuni degli atti che la consolidata giurisprudenza ha dichiarato essere atti di stalking:
  1. Le incursioni in casa
  2. danneggiamenti dell’autovettura della vittima e dei genitori
  3. le innumerevoli chiamate telefoniche a qualsiasi orario
  4. le minacce di morte
  5. gli atti vandalici, quali la rottura delle serrature di casa o l’imbrattamento dei muri esterni dell’edificio
  6. pedinamenti
Cfr. ex plurimis Cassazione penale, sez. V, sentenza 31.03.2020, n. 10904).
Quanto poi al mutamento delle condizioni di vita, quale evento eziologicamente riconducibile alla condotta persecutoria, ai fini del perfezionamento della fattispecie incriminatrice è stato ritenuto sufficiente:
  • il cambio degli orari di entrata e di uscita dalla propria abitazione da parte della vittima
  • la adozione, da parte di quest’ultima, di percorsi alternativi all’interno dello stabile
  • la ricerca di ospitalità da parte di amici e parenti durante il fine settimana.

Nonostante il fenomeno dello Stalking sia reale, è anche vero che capita di riceve tale accusa senza che si tratti effettivamente di stalking a tutti gli effetti .
  Conclusione
Il reato di Stalking prevede una reclusione da 6 mesi a 5 anni, salvo che il fatto non costituisca reato più grave.  Se chi riceve tale accusa è innocente deve muoversi il prima possibile per dimostrare la propria innocenza e non subire le conseguenze previste dalla normativa!