Erano 22 “fantasmi” sono sotto processo da tre anni, ieri sono stati assolti perché il fatto non sussiste, non sono mai esistiti i reati di invasione e occupazione abusiva di proprietà altrui “scoperti” in un blitz del 2 dicembre di oltre 3 anni fa nelle palazzine ex Amga nella zona di Foro Boario.
Ieri il giudice Franco Attinà ha assolto (dovuto assolvere) tutti i 22 imputati, stranieri, un melting pot di clandestinità, tunisini, romeni, moldavi, marocchini. Un processo questo che ha messo in luce le “armi” spuntate della giustizia e delle operazioni di ordine pubblico di questi tipo, o ancor peggio le indagini che dovrebbero seguire questi blitz: perché se è vero che i 22 furono trovati all’interno non è stata portata negli accertamenti e al processo la prova dimostrato che avessero invaso e occupato gli stabili, stabilmente e non occasionalmente: dunque vanno assolti.
Al termine di un dibattimento nel quale nemmeno Coop Estense e Comune di Ferrara, proprietari dell’immobile, non si sono costituti parti civili e dove il tribunale ha dovuto fare a meno di un bel po’ di imputati, irreperibili, il giudice Franco Attinà ha assolto tutti perché il fatto non sussiste.
Lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione, dopo aver sentito come testimoni i vigili urbani che avevano preso parte all’operazione di sgombero. I 22 ‘squatter’ vennero effettivamente trovati all’interno di una palazzina, ma dai verbali redatti allora non si capiva se l’occupazione fosse stata stabile o meno e nemmeno quale fosse la palazzina. Nemmeno è stato possibile capire a quale accesso facevano riferimento i mazzi di chiavi sequestrati. In sostanza, non c’erano prove dell’occupazione, tanto che il giudice non ha ritenuto utile neppure sentire gli unici due imputati presenti.
Cavilli cavillosi, eccessivamente, è vero, come rileva uno dei 22 avvocati d’ufficio impegnati nelle difese di questo processo, a vuoto: Emiliano Mancino, al di là del risultato processuale (l’assoluzione ottenuta) si sofferma proprio sul costo di questo processo, inutile, anche perché durato così tanto in attesa di una possibile depenalizzazione del reato, attesa ma mai arrivata. «Queste operazioni - riflette ad alta voce l’avvocato Mancino - andrebbero portate a termine con indagini ad hoc, perché contrariamente come accaduto hanno l’epilogo di questo processo che ha portato ad una spesa per la giustizia importante e un costo per la comunità». Insomma risorse e soldi sono stati impiegati per nulla: per processare tra l’altro dei “fantasmi”, persone che dopo il riconoscimento iniziale del blitz del dicembre 2013, proprio perché clandestini e precari, sono sempre stati irreperibili. Resta, infatti dal punto di vista sostanziale un fatto che dopo oltre 3 anni, la macchina della giustizia, ha impiegato risorse, tempo e avvocati per un processo se non inutile del tutto virtuale.
Fonte: www.lanuovaferrara.gelocal.it e www.estense,com