Il 4 luglio di quest’anno il Parlamento Europeo ha votato contro l'accordo anti-contraffazione ACTA, impedendo che tale accordo entri in vigore all’interno dell’Unione europea. L’ACTA (Anti Counterfeiting Trade Agreement) nasceva dalla necessità di rimodulare ed aggiornare gli accordi internazionali che, fin dal 1994, regolano i rapporti e gli scambi commerciali tra gli stati. È noto che gran parte dei paesi interni alle organizzazioni WTO (World Trade Organization) e  WIPO (World Intellectual Property Organization) hanno tollerato la “pirateria” e la contraffazione al punto tale di farne un punto saldo della loro economia. Soprattutto i paesi in via di sviluppo, nei quali la proprietà intellettuale è debole - ma nei quali le potenzialità produttive sono enormi - non accettano alcun nuovo compromesso.

L’Europa, dal canto suo, pur essendo considerata la “culla della cultura”, radicata nei valori dell’intelletto e della tutela della proprietà intellettuale, ha accolto le ragioni degli oppositori dell’ACTA, secondo i quali la negoziazione in segreto (da parte un piccolo numero di Paesi ricchi e poteri aziendali) lasciava presagire l’istituzione di un’intesa anticontraffazione che avrebbe consentito ai detentori del “potere” privato di sorvegliare tutte le attività online degli utenti.

Non è compito del giurista valutare le decisioni del Legislatore; la vicenda della “bocciatura” dell’ACTA, però, rievoca necessariamente il tema della “sovranità” nazionale in Europa; o, per meglio dire, della incolmabile assenza di un potere politico, ideologico e legislativo della compagine continentale.

Ciò che sconcerta dell’accaduto non è l’esito della votazione (che scontenta i promotori ed entusiasma i detrattori) quanto – piuttosto – l’ennesima riprova della totale assenza, nel contesto istituzionale europeo, di una condivisa gerarchia di principî costituzionali, di preminenti interessi culturali ed economici su cui fondare decisioni politiche e legislative.

Ecco, dunque, che alla necessità di tutelare la proprietà intellettuale, il diritto d’autore, la proprietà privata, il Parlamento “tecnico” europeo, privo di un vero potere sovrano, si sia rivelato ancora una volta privo dell’autorità politica e della dotazione di tutte le leve decisionali. Stavolta hanno prevalso le ragioni del popolo del web; ma più che il risultato della votazione (avrei scritto le stesse cose se fosse stata approvata l’ACTA) ciò che sconcerta è la constatazione del deficit di un potere sovrano e la radicale carenza di principî fondamentali ispiratori della politica democratica europea.

Avv. Italo Mastrolia