L’articolo 51 della Costituzione stabilisce che “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici”, questi argomenti, letti come volontà del legislatore di tutelare i fini pubblici, che nel cittadino si suppongono più strettamente legati ai fini personali, si erano appoggiati, per negare ogni possibilità di accesso, una sentenza della Corte di cassazione (n. 24170/2006) e un parere del dipartimento della Funzione pubblica (n. 196/2004). 

Il via libera alla partecipazione degli stranieri immigrati in Italia ai concorsi della pubblica amministrazione, grazie all’approvazione della Legge Europea 2013 che consente alla penisola di allinearsi con la normativa stabilita da Bruxelles.

Numerose le novità per gli immigrati che lavorano con contratti precariin molte strutture pubbliche pur desiderando un impiego stabile: la legge prevede la possibilità di essere ammessi ai concorsi pubblici nel settore della sanità, dell’istruzione e all’interno degli stessi Ministeri, mentre l’accesso non è consentito all’interno della Magistratura, così come nella Polizia e nell'Esercito.

La novità permetterà agli stranieri extracomunitari che già hanno un lavoro precario all’interno della pubblica amministrazione di essere stabilizzati.  Per partecipare a un concorso dovranno comunque dimostrare di conoscere la lingua italiana. La nuova legge pone poi delle limitazioni. Innanzitutto gli immigrati non potranno entrare nella magistratura, nella polizia o nell’esercito, dal momento che potranno aspirare soltanto a ruoli che “non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale”. La normativa europea appena recepita dà inoltre la possibilità di partecipare ai concorsi pubblici solo a chi è in possesso di un permesso di soggiorno CE di lungo periodo (la vecchia carta di soggiorno a tempo indeterminato, che può essere richiesta solo da chi possiede un permesso di soggiorno da almeno 5 anni), a chi ha ottenuto lo status di rifugiato oppure la protezione sussidiaria, associata a un permesso di soggiorno di tre anni per chi, pur non essendo soggetto a persecuzione personale, rischia di subire danni gravi nel caso di ritorno nel paese di origine. 

La legge, intitolata Modifiche alla disciplina in materia di accesso ai posti di lavoro presso le pubbliche amministrazioni, ha come obiettivodi garanzia di accesso per i migranti anche all’interno della pubblica amministrazione, in quanto questi possono essere considerati anche come parte integrante del motore dell’economia, ma cosa più importante sarà possibile creare partnership commerciali con i paesi di origine.