Di querele contro Schincaglia ne sono state depositate diverse. Per esempio un paio di imprenditori titolari di società individuali si sono rivolti all’avvocato Emiliano Mancino.
Di querele contro Schincaglia ne sono state depositate diverse. Per esempio un paio di imprenditori titolari di società individuali si sono rivolti all’avvocato Emiliano Mancino, un altro caso viene trattato dall’avvocato Irene Costantino. Il meccanismo alla base della presunta appropriazione indebita è più o meno sempre lo stesso. A un certo punto imprenditori e professionisti hanno scoperto di essere debitori del fisco o dell’Inps per mancato versamento di imposte, tasse o contributi. Il rapporto di fiducia era tale che non bastava certo un avviso bonario per incrinarlo. L’avviso veniva presentato a Schincaglia, il quale diceva di non preoccuparsi. In effetti nessuno si preoccupava troppo. Con Schincaglia le cose filavano sempre per il verso giusto, merito anche delle procedure di compensazione presentate all’Agenzia delle entrate in virtù delle quali, tra debiti pretesi e crediti vantati, i clienti azzeravano i conti. E quando è emerso che alcune pezze d’appoggio erano fasulle hanno rischiato forte anche i clienti-contribuenti: le querele sono state presentate anche per evitare di passare per complici, oltre che per bloccare l’iter. Ci sono imprenditori che hanno preferito pagare e cambiare commercialista piuttosto che imboccare la via della giustizia. Gli assistiti di Mancino le denunce per appropriazione indebita le hanno presentate nel febbraio e nel maggio 2013. Provare il reato non sarà così automatico, poichè spesso manca o è carente la causale dei versamenti (contanti quasi sempre) a Schincaglia: per gli imprenditori quei soldi servivano per pagare le tasse e per pagare la parcella del commercialista. Per Schincaglia erano solo la remunerazione del suo lavoro. Versione diverse sulle quali la Procura è chiamata a fare luce: pare sia imminente un interrogatorio di Schincaglia, che intanto ha trasferito la residenza in Svizzera. Non sarà facile per i clienti rifarsi economicamente; qualcuno sta tentando la via della giustizia civile. Gli esposti all’Ordine dei commercialisti su Schincaglia non hanno avuto esito. La risposta é: attendiamo la Procura.
Martedì 11 febbraio, quando è stata pubblicata la notizia che E.P. - un artigiano di Porotto - si era tolto la vita e che a prostrarlo era stata anche la vicenda di una cartella esattoriale di 80 mila euro, non compariva il nome del ragioniere Riccardo Schincaglia che teneva la contabilità dell’azienda di E.P. Ma qualcuno non ha avuto bisogno di leggere la Nuova Ferrara del 12 febbraio per risalire al commercialista: «Appena ho letto sul giornale dell’artigiano di Porotto ho subito pensato che era Schincaglia a tenergli la contabilità. L’ho capito perchè anch’io avevo come commercialista Schincaglia che si è comportato allo stesso modo anche con me». A parlare è una piccola imprenditrice che conosce, per averlo vissuto sulla sua pelle, il dolore che ha sconvolto la vita di E.P. «Sì capisco benissimo cosa si prova, ci si sente disperati, presi in giro, calpestati. Io, anche a causa di tutto questo, ho dovuto chiudere l’attività cui dedicavo anche 14 ore al giorno». L’imprenditrice, nonostante le negative ripercussioni economiche, nonostante la montagna di soldi che ora il fisco le chiede, ha deciso di reagire, di lottare e di denunciare Schincaglia, di provare a ottenere giustizia. Cosa non facile, non scontata, a sentire la diretta interessata, perchè Schincaglia agiva in modo accorto. Il rapporto tra l’impresa della donna - una piccola azienda familiare di Ferrara - e il commercialista Schincaglia inizia diversi anni fa. Tutto fila liscio. Finché iniziano ad arrivare gli avvisi bonari per il mancato versamento di Iva e altre imposte. «Ma io non ne sapevo niente, arrivavano a Schincaglia e lui non ci ha mai detto niente. Poi un paio d’anni fa è arrivato l’accertamento di Equitalia, il primo accertamento, dopo ne sono seguiti altri». Tra tasse, multe interessi e oneri siamo nell’ordine dei 200 mila euro. «E chissà se è finita...». Ovviamente la donna è andata subito da Schincaglia a chiedere conto di tutte quelle migliaia di euro reclamate da Equitalia e si è presa anche delle insolenze. «Quando ci siamo rivolti a Equitalia e abbiamo nominato Schincaglia ci hanno detto “ah quello là, mamma mia per carità”...Lo conoscevano già, ma se lo conoscono perché non l’hanno bloccato?». La donna si fa anche un’altra domanda, che sembrerà banale, ma così banale non è: «Ma perché devo rispondere io al fisco se mi sono affidata a un commercialista per pagare le tasse? Sarebbe come se mi rivolgessi a un chirurgo per un’operazione e poi se lui sbaglia l’intervento la colpa è mia». L’approccio difensivo di Schincaglia è semplice e di una certa efficacia: si basa sul fatto che egli non teneva la contabilità, ma assolveva sostanzialmente solo al ruolo di tramite per il pagamento delle varie imposte e dei vari contributi. Si tratta di un’argomentazione che recentemente è risultata vincente in un processo per appropriazione indebita, come ha rilevato il suo avvocato. Ora la speranza dell’imprenditrice è che molti altri che sono stati danneggiati promuovano azioni nei confronti del commercialista. 
fonte: lanuovaferrara.it