MI VOGLIO SEPARARE / DIVORZIARE: POSSO FARLO IN QUESTO MOMENTO DI EMERGENZA CORONAVIRUS?
Avvocato, questa convivenza forzata con mio marito mi dà fastidio, mi irrita. Non mi ero mai accorta di quanto fossimo distanti. Cosa posso fare?
Questa è la domanda che una cliente ha recentemente posto.
Per tante coppie la convivenza forzata di questo momento può essere un detonatore (ci si trova a dover condividere spazi ristretti, con figli da gestire tutto il giorno, unitamente all’organizzazione in smart working, senza le ordinarie vie di fuga a cui eravamo abituati, come gli amici, gli sport, ecc).
E’ dato assodato che in generale dopo le vacanze, quando appunto le coppie passano più tempo insieme, le separazioni aumentano. La convivenza forzata fa infatti emergere problemi e contraddizioni già esistenti. Se si aggiungano l’ansia e l’angoscia, le paure e il bombardamento mediatico determinati dall’emergenza sanitaria e si ottiene un detonatore, una miscela esplosiva per la coppia.
Ovunque ci si metta, ci si può sentire fuori luogo anche dentro casa propria, con i propri affetti. 
In Cina, per esempio, dopo il blocco, le richieste di separazione sono aumentate in maniera molto significativa.
Pensi che il tuo rapporto sia giunto al termine e vorresti sapere se è possibile avviare una separazione/divorzio in questo periodo di emergenza o, nel caso di convivenza, regolamentare i rapporti verso i figli?
La risposta è affermativa.
Si rammenta che, con l’ausilio di un avvocato di fiducia, in una prima fase, previa conferma dell’effettiva volontà di separarsi/divorziare, si tenta di norma di trovare un accordo congiunto fra i coniugi.
Detta fase si svolge stragiudizialmente e pertanto, con l’ausilio dei nuovi messi tecnologici, le comunicazioni, così come le riunioni (ad es. via Skype), possono svolgersi da remoto.
Una volta decisa la strada da perseguire e quindi se una strada consensuale o, in caso di disaccordo, quella giudiziale, sarà possibile depositare telematicamente l’atto.
Si rammenta che sebbene il Tribunale sia al momento chiuso al pubblico, tuttavia, le cancellerie sono aperte e pertanto verrà subito registrato il deposito dell’atto e affidato un un numero di ruolo e il giudice che tratterà la causa.
Verrà poi fissata udienza (tengasi presente che anche in assenza di questo periodo di emergenza sanitaria, di norma la fissazione avviene non prima di 3 o 4 mesi dalla data del deposito dell’atto).
Ovviamente, tutti quei processi contro atti violenti, per i quali è stato richiesto al giudice un ordine di protezione contro gli abusi familiari, saranno considerati come di particolare urgenza, e ci sarà un canale per loro.
Ad esempio le normali udienze presidenziali di separazione e di divorzio fissate dal tribunale durante il periodo di tale emergenza potranno slittare a data successiva, sempre se il difensore di una delle due parti non richieda mediante istanza telematica di “trattazione urgente”, indicando i motivi che possano pregiudiziare o deviare il normale corso del provvedimento.
Ogni singolo caso va poi valutato in base alle rispettive peculiarità concrete.