L'assegnazione della casa familiare è, forse, il tema più controverso e dibattuto nell'ambito del diritto di famiglia italiano. Originariamente, esso corrispondeva ad una necessità di tutela della parte più debole (id est, la moglie e la prole) nei confronti del pater familias. Oggi, però, le mutate strutture della società italiana rendono tale tema, da un lato, spinoso e, dall'altro, altamente problematico. Premesso che, oggi, la donna ha raggiunto in moltissimi casi una propria indipendenza economica, ci si chiede come tutelare, nell'ambito di un processo di separazione e divorzio, sempre più labili esigenze di equità giuridica con il sacrosanto ed inviolabile diritto di proprietà. Spesso, si arriva all'assurdo di vedere che il titolare dell'intero diritto di proprietà dell'immobile viene costretto ad uscire dalla propria casa, per di più continuando a pagare le rate del mutuo. Il risultato è, in questi casi, una distorsione dell'originaria volontà di equa tutela dei coniugi e, persino, un forzoso declassamento di un diritto costituzionalmente garantito (appunto il diritto di proprietà), de facto degradato di fronte ad esigenze costituzionali di pari rango (tutela della prole, eliminazione delle diseguaglianze familiari, etc.). Tanto premesso, è facile capire come da più parti si invochi oramai da anni un immediato e forte intervento del legislatore, che, ponendosi al di sopra di interessi di alcuni gruppi sociali, tenda a ristabilire la parità di diritti costituzionalmente garantiti di pari rango, eliminando quello che, a ben vedere, è ad oggi un privilegio "feudale" non più in linea con l'odierna struttura della società italiana.

Prof. Avv. Domenico Lamanna Di Salvo
MATRIMONIALISTA - DIVORZISTA