NO DEI MATRIMONIALISTI

Non si può stabilire a priori, in caso di separazione o divorzio, chi dovrà pagare l'Imu sulla casa, perchè dipende dalle condizioni economiche dei coniugi. È una decisione che quindi andrebbe lasciata al Giudice, che dovrebbe stabilire caso per caso a chi tocca l'incombenza. È l'opinione di Gian Ettore Gassani, Presidente dell'Associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami).

Sulla questione del pagamento della tassa comunale sulla casa dei coniugi separati - spiega Gassani all'ANSA - la Giurisprudenza è sempre stata contraddittoria. Prima l'Ici doveva essere pagata dal coniuge assegnatario, poi sono cambiate le regole e la doveva pagare il proprietario. Ora a quanto pare si torna all'orientamento originario, abbandonato da una decina di anni».

L'emendamento al dl fiscale proposto dal relatore, secondo l'avvocato, «è condivisibile ma fino a un certo punto, dipende in effetti dalle capacità economiche del coniuge assegnatario. Se costui ad esempio riceve un assegno di mantenimento basso, ci potrebbero essere dei problemi. Oppure se è una casalinga con poche risorse o una persona disabile, dove trova i soldi per l'Imu?».

La soluzione, per Gassani, potrebbe essere quella di dividere a metà il pagamento tra i due ex coniugi. Nei casi poi di notevole differenza di capacità economica tra i due, potrebbe essere il coniuge più ricco a pagare. «Ogni separazione ha una sua storia - aggiunge - si separano i miliardari ma anche i poveracci. Meglio demandare al Giudice la valutazione caso per caso». Anche perchè, precisa, l'80% delle separazioni riguarda persone di ceto medio-basso, che non arrivano a 1.400 euro al mese di stipendio, cifra che quando c'è una separazione diventa ancora più bassa.

Con l'approssimarsi del pagamento della prima rata per l'IMU, è bene fare chiarezza su alcune situazioni in cui possono trovarsi i coniugi separati o che hanno comunque la residenza in due abitazioni distinte.

Spontaneo chiedersi quando e in presenza di quali condizioni spetta la detrazione prima casa che corrisponde a 200 euro.
In generale si ha diritto alla detrazione per l'abitazione in cui il contribuente ed il suo nucleo familiare

- dimorano abitualmente;
- hanno la residenza anagrafica;

Ci sono, quindi, entrambe le condizioni da rispettare, non basta la sola residenza anagrafica, che senza dimora viene considerata come residenza fittizia. Dimorare in un'abitazione significa dormirci e mangiare lì abitualmente.

Due coniugi che posseggono due case di proprietà nello stesso Comune non possono duplicare la detrazione, anche se hanno fissato la residenza uno in una casa e uno nell'altra. Se gli immobili si trovano in comuni differenti, invece, è possibile ottenere l'agevolazione per entrambi, ma alla luce delle due condizioni citate precedentemente, devono anche dimorare effettivamente nelle case in cui hanno la residenza anagrafica.

Se i coniugi sono separati, il pagamento dell'IMU spetta al coniuge assegnatario, che vive effettivamente nell'appartamento. Avendo sia la dimora che la residenza nell'immobile in questione, l'assegnatario ha comunque diritto sia alla detrazione come prima casa che alle detrazioni per gli eventuali figli.

Se i coniugi posseggono due appartamenti cointestati al 50%, il coniuge assegnatario della casa "coniugale" avrà comunque diritto all'intera agevolazione prima casa.

Anche il coniuge che vive nel secondo appartamento avrà diritto all'aliquota e alla detrazione prima casa per la sua quota.

Sulle quote degli appartamenti in cui i coniugi non risiedono, si applicherà, invece, l'aliquota ordinaria senza detrazione.