Non c’è scampo per l’uomo che scappa con un’altra donna lasciando di punto in bianco moglie e figli a casa: la conseguenza non è solo l’addebito per il tradimento e l’abbandono della casa coniugale, ma anche un sostanzioso risarcimento del danno per la lesione all’onore e alla dignità della donna. È quanto chiarito dal Tribunale di Roma con una recente sentenza [1]. Dunque, se è vero che per l’addebito per la separazione è, in sé, una sanzione a effetti limitati (vedremo più avanti perché), in questo caso la violazione dei doveri del matrimonio porta conseguenze molto più pesanti. Cerchiamo dunque di capire per quali ragioni lasciare moglie e figli per un’altra donna è due volte illegale.
Addebito: cosa significa e quali conseguenze
Chi viola i doveri del matrimonio ed è quindi causa della separazione subisce il cosiddetto «addebito». In altre parole, il giudice, nel pronunciare la fine del matrimonio, imputa la colpa a chi, dei due, ne è stato l’artefice per via del suo comportamento. I doveri del matrimonio più frequentemente violati sono la fedeltà (in caso di tradimento), la coabitazione (in caso di abbandono della casa familiare), il sostegno morale e materiale (si pensi al marito che umili e disprezzi la moglie o le faccia mancare i soldi per mandare avanti il ménage familiare, dissipando il patrimonio).
Ma cosa significa davvero «addebito»? Spesso si dà all’addebito un’importanza superiore a quella che effettivamente ha; gli ex coniugi iniziano una profonda battaglia legale per ottenere la separazione con addebito, battaglia che, tuttavia, ha spesso un valore solo simbolico. Per spiegarlo dobbiamo chiarire quali sono le conseguenze dell’addebito.  Chi subisce l’addebito non può:
  • chiedere il mantenimento (può, tutt’al più, se versa in condizioni economiche disperate, chiedere una somma necessaria alla sopravvivenza: i cosiddetti alimenti);
  • vantare diritti successori nel caso in cui l’ex muoia prima del divorzio (difatti, nella norma, se nel periodo che va tra la separazione e il divorzio uno dei due coniugi separati decede, l’altro è suo erede).
Ora, si comprende bene che, escludendo il problema dei diritti successori (posto che tra la separazione e il divorzio decorrono al massimo 12 mesi e nessuno – diceva Cicerone – è così anziano da ritenere di non poter vivere almeno un anno), la questione si concentra solo sugli alimenti.
Ebbene: non è perché l’ex coniuge subisce l’addebito che l’altro ha diritto al mantenimento. Al contrario, si può pretendere il mantenimento tutte le volte in cui il proprio reddito è più basso di quello dell’ex. Facciamo un esempio per comprendere meglio.
Immaginiamo moglie e marito, dove lei è disoccupata e lui invece titolare di reddito di lavoro dipendente. I due si separano perché l’uomo la picchia. Così lei ottiene l’addebito a carico dell’ex. Il giudice le riconosce inoltre il mantenimento. Ma – qui sta il punto – la donna avrebbe comunque avuto diritto al mantenimento anche senza addebito. E questo perché ha un reddito inferiore.
Dunque, per il marito che scappa di casa ed è infedele, ma che nello stesso tempo ha un reddito più elevato, è totalmente indifferente l’addebito a suo carico: difatti, in ogni caso, egli sarebbe stato tenuto a versare il mantenimento per via del suo patrimonio. Diverso sarebbe stato il discorso se lui fosse stato disoccupato e lei, invece, con un reddito: in tale ipotesi, con l’addebito a proprio carico, l’uomo non avrebbe mai potuto rivendicare il mantenimento.  Separazione: quando scatta il risarcimento del danno
A porre rimedio a questa situazione è la giurisprudenza, secondo la quale tutte le volte in cui la separazione avviene per un comportamento talmente grave da ledere l’onore e la dignità dell’altro coniuge a quest’ultimo è dovuto il risarcimento del danno. Ed è proprio il caso – stando alla sentenza in commento – del marito che scappa di casa per un’altra donna, lasciando moglie e figli. In questo caso si commette una lesione di valori tutelati dalla nostra Costituzione. Il risarcimento è volto a compensare una «considerevole solitudine affettiva» otre che un «rilevante abbandono materiale»·
Si configura dunque una violazione del diritto all’immagine della donna come proiezione sociale della sua personalità e il risarcimento scatta per compensare un fatto illecito che ha violato in modo grave i diritti inviolabili dell’individuo.
[1] Trib. Roma, sent. n. 4187/17.