E' sempre più evidente che il dissesto idrogeologico e la protezione del territorio sono diventati un'emergenza a cui va data la priorità assoluta. Ed ' proprio per questo che il ministro dell'ambiente Corrado Clini afferma che sta "cercando di ridefinire di corsa il fabbisogno di risorse per il ministero dell'Ambiente", un fabbisogno "che sia legato in modo abbastanza chiaro a obiettivi di spesa, evitando che ci siano troppi margini di discrezionalità da parte delle amministrazioni locali e regionali per garantirmi le priorità. So che questo creerà qualche problema, ma i problemi li abbiamo e vanno risolti". Sono molti problemi ambientali in Italia afferma Clini ai microfoni di Radio Anch'io, "ed e' abbastanza vero che una parte delle risorse destinate alla protezione del territorio sono state impiegate per completare, ad esempio, interventi di risistemazione delle rete urbane o piuttosto sulle infrastrutture". Questo, secondo il Ministro, è stato possibile perché le autonomie locali sono libere di individuare nelle loro priorità obiettivi anche diversi da quelli ambientali. Ora però "il dissesto idrogeologico e la protezione del territorio sono un'emergenza e una priorità assoluta" E per questa ragione è necessario vincolare le risorse agli obiettivi di spesa.

Il responsabile dell'Ambiente, intervenendo sul maltempo che ha messo in ginocchio alcune aree del Mezzogiorno, torna sulla sua proposta di svuotare le aree a rischio. "Noi dobbiamo avere un'indicazione più chiara circa la vulnerabilità del nostro territorio - spiega - ci sono alcune zone esposte con frequenza abbastanza elevata a eventi estremi. In queste zone bisogna analizzare quali sono i fattori di rischio che possono compromettere la vita delle persone che lavorano o abitano in queste aree. Nel caso in cui il rischio sia altamente probabile, bisogna prendere in considerazione la possibilità di delocalizzare residenze o attività esposte ad alto rischio". "E' inutile - continua il ministro - l'elenco delle vittime e dei danni in situazioni nelle quali il rischio era noto. Capisco si consolidino delle abitudini, ma se queste non sono sane o compatibili con l'emergenza legata a rischi da eventi climatici estremi bisogna assumersi la responsabilità di intervenire. Ciò non vuol dire - precisa - prendere una città e spostarla da un'altra parte, ma bisogna fare analisi puntuali e capire se ci sono situazioni circoscritte su cui bisogna intervenire".