Costi produttivi, finanziari, contributivi e burocratici, chi oggi può dirsi immune?!? Oneri gravosi che frenano sviluppo e competitività, oneri che bisogna imparare a gestire con la pianificazione d’impresa evitando, così, di finire fuori mercato.
Oggi più che mai anche le imprese Agricole Italiane non possono più permettersi di avere una gestione approssimativa della realtà economica e dell’organigramma aziendale.
In questo turbolento contesto economico le aziende non possono navigare a vista, più che mai oggi è indispensabile tracciare una rotta e dotarsi di una bussola, onde evitare il naufragio dell’azienda.
Molte sono le compagini che in questi ultimi anni vivono grandissime difficoltà nel confrontarsi con un contesto economico altamente instabile caratterizzato da grande crisi di liquidità aziendale dovuta, soprattutto, ad improvvisi aumenti dei costi di produzione.
In questi frangenti, uno dei primi interventi da effettuare sull’azienda quando ci si rende conto che si sta per finire “in balia delle onde“ è laRistrutturazione del Debito Aziendale.
Un Piano di ristrutturazione aziendale ha l’obbiettivo di ristabilire l’equilibrio finanziario dell’azienda, ossia di ristabilire una corretta correlazione qualitativa e quantitativa tra fonti di finanziamento e impieghi, così da poter rinsaldare le basi per rilanciare e riposizionare l’azienda sul mercato.
Il primo passo da compiere in una ristrutturazione del debito consiste nell’analizzare le cause del dissesto e valutare le reali capacità di ripresa dell'azienda.
Attraverso un'approfondita analisi della documentazione contabile e gestionale degli anni precedenti, confrontata con la situazione attuale, vengono identificate le cause della crisi e le possibili soluzioni per affrontare il peso del debito e i problemi di cassa e di liquidità. Una Ristrutturazione/rinegoziazione del debito si articola in diverse fasi (che in base alla gravità della crisi aziendale si susseguono e si alternano) che, per comodità espositiva, abbiamo provato a schematizzare, sinteticamente, nei seguenti punti.
1)      Predisposizione di un piano di rateizzazione dei debiti verso i fornitori senza che ciò comporti  un’ interruzione del rapporto con quest’ultimi. In alcuni casi, tuttavia, il piano potrà prevedere anche lo “stralcio”, spesso con percentuali importanti, di alcuni debiti nei confronti di quei fornitori che non sono più strategici per il prosieguo dell’attività e di cui l’azienda potrebbe fare a meno in futuro;
2)      Analisi delle esposizioni  bancaria, con successiva individuazione
a)      di possibili somme da richiedere a rimborso all’Istituto bancario (Ad es. interessi ultra-legali, commissioni massimo scoperto ed anatocismo, con eventuale proposizione di azione giudiziaria).
b)      Instaurazione di una trattativa con lo scopo di rimodulare il debito a breve termine in debito a lungo termine, così da migliorare l’equilibrio finanziario dell’azienda. In tale fase, se fossero individuati dei crediti verso la banca per interessi non dovuti e precedentemente pagati, potrebbe essere chiesta anche la loro compensazione.
3)      Rateizzazione dei debiti fiscali e previdenziali;
4)      In taluni casi, ove la crisi aziendale è più evidente, si può procedere alla predisposizione di un piano di risanamento aziendale, ex art. 67 L.F., avvalendosi della collaborazione di un professionista abilitato (avvocato e/o commercialista).
La normativa in parola ha l’intento di stimolare la risoluzione e l’uscita dell’impresa della fase critica. Il piano di risanamento, quindi, è diretto ad assicurare protezione all’azienda, favorendo il risanamento dell’esposizione ed il riequilibrio finanziario.
5)      Ove il  livello di crisi aziendale è elevatamente grave, è possibile procedere ad un accordo di ristrutturazione aziendale (Art. 182 – bis L.F.).
In tal caso, l’accordo di ristrutturazione è sottoposto al vaglio ed al controllo dell’autorità giudiziale che, in tal modo, garantisce legittimità e certezza alla trattativa privatistica intervenuta tra debitore e creditore.
Il Tribunale, infatti, su ricorso del debitore, sarà chiamato ad omologare gli accordi privati intervenuti fra azienda e creditori in merito alla sistemazione dei debiti.
L’accordo, come il piano di risanamento, ha l’obiettivo di favorire il risanamento dell’azienda ed il suo riequilibrio finanziario. Per di più, l’accordo di ristrutturazione dei debiti oltre a consentire la riduzione della massa debitoria, anche senza il consenso di tutti i creditori, consente all’imprenditore agricolo di accedere, ed è l’unico caso, alla c.d. transazione Fiscale, ex art. 182 ter L.F..
Gestire un’azienda agricola, non importa se grande, media o piccola, presenta non poche difficoltà. La gestione, infatti, richiede sempre più impegno e l’impiego di specifiche competenze (consulenti aziendali – avvocati).
Basti pensare agli innumerevoli strumenti finanziari utilizzabili, alle agevolazioni ed ai fondi per l’accesso al credito e lo sviluppo. Purtroppo questi aspetti sono poco conosciuti e curati nel comparto agricolo anche se, in questo frangente di crisi economica, una corretta gestione aziendale può rappresentare un’ancora di salvezza.
 
Antonio Resso                                                                                 Avv. Francesco Fusco
 Area Finanza                                                                             Studio Legale Fusco - Canelli
Archimede Consulting S.a.s.                                                      fuscocanelli@gm ail.com                                                                                                                                            www.fuscocanelli.com