Il benessere

Negli ultimi anni verso il “corpo” si è condensata un’attenzione costante e crescente, con ingenti investimenti individuali in tempo e denaro e in attività ad esso specificatamente rivolte.

Secondo gli ultimi dati ufficiali, le spese degli italiani per attività relative alla cura del corpo, dalla cosmesi alle beauty farm, dall’alimentazione biologica al consumo di integratori sino alla fitness e agli arredamenti ergonomici, sono state pari a quasi 35 mila miliardi di lire. L’analisi della graduatoria delle spese per tipologia di attività segnala come siano gli investimenti individuali per la cura estetica del corpo legati, in particolare, alle attività dei centri estetici, sono ormai più di 11 mila in Italia, ad aver assorbito il 35,8% del totale delle spese, per circa 12.500 miliardi.

E la spinta motivazionale risulta sempre più legata alla ricerca di un identità che provochi soddisfazione, autogratificazione, piacere per sé. In questo senso è da considerare l'evoluzione più recente dello sviluppo dei centri di benessere e delle beauty farm (oltre 50 mila italiani vi soggiornano ogni anno) dove è possibile trascorrere periodi più o meno lunghi per dedicarsi alla cura del corpo come forma di piacere, lontani da costrizioni e obblighi.

Dando un rapido e sommario sguardo all’antichità, possiamo renderci conto di come già al tempo dei romani, la cultura dell’autogratificazione e del benessere fosse ampiamente diffusa. Le ricche donne romane amavano tingersi i capelli di vari colori: rosso, biondo, nero e persino blu. Le signore stavano ore a farsi acconciare i capelli: ricci, lisci, con boccoli, trecce; addirittura, per chi aveva pochi capelli, c’ erano anche bellissime parrucche. Già in allora esistevano strumenti per l’acconciatura quali ad esempio il calamistrum, una specie di ferro da ricci, fatto di canna o metallo, che veniva riscaldato per avvolgere le ciocche da arricciare, mentre per trattenere e decorare i capelli si utilizzavano accessori come una reticella d’oro, spilloni e forcine, pettinini e nastri. Non meno sconosciuto era il trucco del viso: dopo un maschera di bellezza si stendeva una cipria bianca, la biacca, e sugli occhi ombretto azzurro o verde, e colore nero per il contorno delle ciglia. Per fare risplendere la pelle questa veniva spolverizzata con dei lustrini!.

Nel corso dei secoli successivi le dame iniziarono a far uso di prodotti di bellezza, come creme antirughe, magiche pozioni “abbronzanti”, miracolose misture per depilarsi, profumi.

Si può quindi dire che la ricerca del benessere, dell’equilibrio corpo-mente, è sempre stato insito nell’uomo, accompagnandolo nella sua evoluzione storico sociale.

D’altro canto, non dimentichiamo che nell’antichità l'ideale della bellezza era diverso da oggi. L'altezza media dell'uomo è cresciuta man mano nell tempo e la sua linea è diventata quindi sempre più slanciata. Già nel Rinascimento, infatti, il nudo femminile era ben più longilineo rispetto al nudo greco o latino.

Poiché la bellezza del corpo umano, sia maschile che femminile, è data dalle giuste proporzioni delle varie parti del corpo, anche oggi due figure femminili possono essere ugualmente ben proporzionate e armoniche, pur essendo una figura più bassa e rotonda e l'altra più alta e slanciata. Ciò che conta, però, è che nessuna parte del corpo sia sproporzionata da cuscinetti di adipe, che costituiscono un appesantimento localizzato dalla naturale armonia corporea.

Ma in definitiva cos’è il benessere?

Il termine benessere va inteso come raggiungimento e mantenimento di una condizione psicofisica ottimale in riferimento al singolo individuo e pertanto nel rispetto dei principi fisiologici generali in relazione all’età alla costituzione, alla razza, e al proprio vissuto. Benessere non vuol dire terapia: chi viene dichiarato malato non è soggetto trattabile in ambito benessere.

Pertanto, l’operatore del benessere, qualunque sia la sua specificità, svolge mansioni di tipo pratico nell’espletamento delle attività inerenti l’area del benessere. Il segmento di mercato riferito ai servizi di “cura della persona” ha evidenziato in questi anni una notevole crescita della domanda ed una conseguente opportunità di espansione occupazionale.

La crescente domanda di servizi non ha però riscontrato un’ offerta di personale qualificato e certificato, in grado di coprire l’insieme delle esigenze operative presenti nel settore. Se risulta ben rappresentata l’area delle professioni sanitarie “tradizionali” mediche, non altrettanto pare evidenziarsi per altre aree professionali (massaggiatori, operatori shiatsu, riflessologi solo per fare alcuni esempi) che, come evidenziano i risultati della ricerca, si presentano di fatto fondamentali per esprimere appieno la potenzialità scientifica ed operativa dei servizi della cura della persona.

In questo settore, l’attuale sistema formativo risulta non essere in grado di rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più complesso e articolato: i dati e le osservazioni così raccolte offrono gli elementi per tentare di individuare il fabbisogno formativo attuale e di conseguenza definire un programma di interventi ad hoc. Analizzando lo scenario attuale del complesso e ampio mondo del benessere, ci troviamo in presenza di un fenomeno di così recente incremento e tanto variegato nelle sue offerte-proposte di trattamenti estetici, terapie e massaggi, che la figura professionale dell’estetista da sè non è più sufficiente a svolgere in modo da soddisfare tutte le richieste e aspettative relative alla cura della persona.

Infatti, oggi, il benessere non è più confinato alla cabina in Istituto, poichè ha trovato nuove collocazioni quali centri termali, centri di talassoterapia, beauty farm, centri di fitness con l’impiego di apparecchi sempre più efficienti, di tecniche di massaggio sempre più diversificate e adeguate alla domanda della clientela. L'utilizzo di di nuovi e molteplici principi attivi nei prodotti per eseguire i trattamenti, deve fare riflettere su quanto sia assolutamente necessario integrare e differenziare la figura dell’ estetista (come peraltro si è già verificato in altri paesi europei, prima fra tutte Francia e Inghilterra) in professionalità distinte tra loro.

A fronte di ciò, si inserisce una nuova categoria professionale, ovvero quella degli operatori del benessere alla quale appartengono un crescente numero di profili professionali tra cui il massaggiatore estetico, il massaggiatore sportivo, l’estetista, l’operatore Shiatsu, il riflessologo, il direttore di centro benessere, l’istruttore di fitness operatori wellness, l’acconciatore maschile e femminile, l’operatore termale, l’operatore addetto alla talassoterapia, il beauty advisor, il beauty operator trainer di aziende cosmetiche, il naturopata.

Peraltro, uno degli ostacoli che maggiormente ostacola la possibilità di interventi formativi in grado di colmare il gap tra ciò che esiste e ciò che sarebbe necessario, è l’esistenza di un complesso quadro di riferimento legislativo, continuamente in divenire, che non è mai riuscito a determinare con certezza compiti, responsabilità e iter formativo dell’insieme delle figure professionali che afferiscono al settore.

Nell’impianto legislativo che disciplina il settore, sembra mancare una filosofia unitaria che uniformi l’insieme dei provvedimenti sul territorio nazionale.

Non a caso esistono normative nazionali che definiscono precisi requisiti e modalità di accesso alla professione solo per pochissime delle figure sopraindicate: di fatto per l’estetica, per il massaggio sportivo e per la professione di parrucchiere; le altre sono “raggiungibili” attraverso modalitá non istituzionalizzate (percorsi autodidatti, corsi privati d solito molto costosi che rilasciano semplici attestati di frequenza e una preparazione “discutibile) o comunque non valide su tutto il territorio nazionale. A questo proposito si segnala che diverse regioni hanno inserito nel proprio repertorio degli attestati profili professionali fortemente richiesti dal territorio che però non sono normati da alcun testo di legge nazionale tanto per citare alcuni esempi tra i più significativi: le Regioni Toscana, Veneto Emilia Romagna e Calabria formano con il Fse operatori termali e addetti alla talassoterapia con percorsi variabili tra le 400 e le 800 ore comprensive di stage con il riconoscimento di una qualifica spendibile limitatamente al territorio regionale; la Regione Lombardia da circa due anni finanzia con il FSE attività di formazione per Operatori Shiatsu e Istruttori Shiatsu con rilascio di una qualifica professionale riconosciuta solo a livello regionale; la Regione Piemonte, prima in Italia, ha disciplinato sul suo territorio lo svolgimento dell’attività del naturopata e la Provincia Autonoma di Trento ha avviato il primo corso sperimentale della durata di 1000 ore per Beauty Operator.

Ad oggi, indipendentemente dalla tipologia e dalla adeguatezza della loro formazione professionale, le figure sopraelencate sono tutte operative e non sufficienti a soddisfare organici e risorse umane di tutte le aziende appartenenti al settore (isitituti di estetica, centri dimagrimento, strutture turistiche, centri benessere, beauty farm, centri di cura termale, centri di talassoterapia, ambulatori di idrologia, Beauty Spa). A conferma di quanto detto in apertura, ovvero che il benessere non vuol dire terapia, e quindi chi viene dichiarato malato non è soggetto trattabile in ambito benessere, ci pare opportuno richiamare all’attenzione una decisione risalente all’anno 1998 e pronunciata dal Tribunale di Venezia in merito alla pratica dello Shiatsu.

Il Tribunale ha ribadito che la pratica dello Shiatsu, non avendo alcuna finalità terapeutica, non rientra in nessuna delle attività caratteristiche della professione medica. Infatti, secondo la definizione comunemente accolta, la fisioterapia costituisce infatti una branca della medicina riabilitativa, che tende a rendere possibile il recupero delle funzioni negli individui. Nel caso specifico la tecnica utilizzata dall’imputato (rinviato a giudizio per abuso della professione medica), rientrava nell’ambito della pratica shiatsu in relazione alla quale lo stesso aveva conseguito un attestato di frequenza presso l’Accademia Italiana Shiatsu Do. Tale tecnica consiste in pressioni perpendicolari e costanti sul corpo, che non investono la struttura anatomica della persona, bensì la sua struttura energetica, vale a dire i punti neurosensoriale del corpo In altri termini, lo shiatsu è una tecnica di rilassamento che si risolve in una mera attività di digitopressione senza alcuna manipolazione, torsione o massaggio del corpo e che non ha alcuna finalità terapeutica, mirando semplicemente al riequilibrio energetico e ad accrescere la sensazione di benessere di coloro che vi si sottopongono. Tra l’altro, l’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Venezia, aveva confermato che lo shiatsu non rientra nelle professioni sanitarie principali o secondarie, e neppure nelle arti sanitarie ausiliarie. 

Nel caso di specie, non poteva quindi attribuirsi all’imputato l’esercizio abusivo della professione medica sotto il profilo della pratica fisioterapica, atteso che tale reato postula che venga in concreto esplicata un’attività che sia caratteristica di tale professione, attività che consiste nella formulazione di una diagnosi, nell’indicazione di un giudizio prognostico in relazione a malattie, nella prescrizione di terapie e pratiche di prevenzione nella manipolazione del corpo umano sempre a scopo curativo o preventivo (in questo senso Cass. 5.4.1996 n. 3403), o nella verifica di una precedente diagnosi o di una terapia in corso (Cass.13.3.1970)".