Il saggio grafico e il tema delle variazioni
In perizia grafica il saggio grafico consiste in una “prova tecnica” alla quale è sottoposto un determinato soggetto sospettato di aver vergato determinati scritti oggetto di contestazione e verifica.
A questi si chiede di rilasciare la propria scrittura in modo che il perito possa esaminare il suo “gesto grafico” ed utilizzare gli scritti acquisiti al fine del confronto con le scritture in verifica.
 
Nella pratica giudiziaria capita di imbattersi quasi sempre nel saggio grafico o perché richiesto dal Giudice nell’ambito della procedura giudiziale, dal consulente di parte nella fase precedente il Giudizio, dal Pubblico Ministero nella fase della indagini preliminari -giudiziale, dal P.M. ecc..
Quale siano la sede e le circostanze del rilascio si tratta sempre di un esame di un aspetto intimo del soggetto: la sua scrittura.
E sarà certamente accaduto  a chi svolge la professione di perito grafico di incorrere nell’imbarazzo, talvolta inaspettato, del soggetto chiamato a rilasciare il saggio, di imbattersi nei suoi iniziali tentennamenti e paure (mi scusi non so scrivere. .. ho una brutta scrittura) o nelle domande spesso banali che servono a “rompere il ghiaccio” (come devo scrivere …).
Toccherà al perito mettere “a suo agio” il soggetto sottoposto all’esame grafico, posto che più serena è tale fase più genuino potrà essere il “prodotto finale”.
 
La validità e l’utilizzo del saggio grafico è da sempre oggetto di dispute tra gli addetti ai lavori, come pure le modalità di acquisizione che talvolta cambiano da perito a perito.
In generale, in merito alla portata e alla sua reale contribuzione alla risoluzione del caso, possiamo affermare che il saggio grafico ha i seguenti
VANTAGGI
  • Supplisce alla mancanza di comparative;
  • Permette al perito una indagine completa della grafia del sospettato;
  • Certezza attributiva.
Ma anche, irrimediabilmente, i seguenti
SVANTAGGI
  • Comparativa successiva alle scritture in verifica; inquadra il grafismo  “oggi”.
  • Spontanietà mediata; pericolo di dissimulazione
  • non sempre attuabile
 
Per tali motivi, il saggio grafico si rivela talvolta  fondamentale strumento di comparazione e vero mezzo risolutore del percorso peritale, essendo l’unica certezza comparativa.

A volte è semplicemente utile in quanto la sua essenza integra altre scritture di comparazione, assumendo esso una valenza confermativa di quanto già in queste ultime segnaleticamente evidente.

Altre volte è del tutto inutile, sia perché sono a disposizione del perito un buon numero di comparative ad alto quoziente di certezza (antecedenti e/o coeve, vergate su atti pubblici, omogenee) sia perchè introdurrebbe nel percorso peritale novità segniche estranee agli scritti in verifica. (si pensi a scritti in verifica rilasciati nell’adolescenza a fronte di un saggio grafico rilasciato molti anni dopo ).
 
Le "regole" del saggio
In primo luogo non sembra scontato affermare che il Saggio grafico per essere oggettivamente valido deve essere preparato ed eseguito dal perito e rilasciato davanti ad esso. La normativa civile e penale infatti, sottovalutando l’importanza dell’operazione ai fini operativi ed il ruolo dell’esperto in questa fase, affida al Giudice il compito di acquisire il saggio grafico, aggiungendo con una postilla provvidenziale “anche in presenza del consulente tecnico” (art.219 C.p.c.).
Nella prassi, fortunatamente, è quasi sempre il perito a curare questa fase.
In secondo luogo, essendo l’acquisizione del saggio grafico una delle incombenze più delicate dell’attività peritale, occorre:
  • Richiedere ed ottenere il più ampio prodotto grafico, il più possibile completo ed esaustivo del bagaglio grafico del sospettato; (tema delle variazioni)
  • Calibrare il saggio grafico in funzione degli scritti in verifica (omogeneità del saggio grafico);
  • Vigilanza, controllo, prudenza e obiettività nella valutazione dei segni (il decalogo del perito)
 
Il tema delle variazioni
Insegna Renato Perrella che “Il perito deve ottenere una visione panoramica della grafia dell’esaminando nella sua gamma di variazioni statiche e dinamiche, strutturali, dimensionali e morfologiche.”
 Sarà opportuno quindi richiedere inizialmente all’esaminando di scrivere come d’abitudine, secondo le consuete forme grafiche adottate in modo da far “sciogliere” la mano e metterlo a suo agio.
Successivamente si richiederanno variazioni del gesto grafico che potranno interessare la velocità, la dimensione, il mezzo scrivente, il supporto cartaceo, la postura e perfino la mano scrivente.
Può essere anche utile intervallare testi spontanei a testi dettati che potranno essere dello stesso tenore di quelli in verifica e similari, inseriti in un contesto apparentemente  anonimo (estratti di pubblicazioni con parole simili a quelle in verifica)
 
CASI PRATICI DI VARIAZIONI
il saggio vergato con la mano sinistra e l’utilizzo di carta auto copiante
Come accennato precedentemente le modalità di rilascio del saggio grafico sono adattate al caso specifico da trattare e si differenziano da perito a perito.
Ritengo utile citare due interessanti variazioni richieste al gesto grafico dell’esaminando che in taluni casi offrono spunti davvero sorprendenti, ovvero:
  • Scrittura con la mano sinistra (o destra in caso di mancinismo);
  •  l’utilizzo di carta autocopiante (fornire penna non scrivente)
Entrambe le variazioni si innestano su una considerazione oggettiva e pacificamente ammessa dagli studiosi ovvero che chi manifesta la propria espressione grafica in circostanze difficili, istintivamente utilizza i segni più semplici da tracciare.
Chiaro il riferimento alla quarta legge di Solange Pellat che come è noto afferma “colui che scrive in circostanze sfavorevoli traccia istintivamente i segni grafici che gli sono più congeniali o quelli più semplici o agevoli da tracciare”;
In altre parole, in tali circostanze, lo scrivente manifesta la sua personalità grafica più intima e autentica, limitando al minimo il suo autocontrollo e i suoi possibili intenti dissimulatori.
Va da sé che tale prova grafica può dare rilevanti spunti di osservazione ogni volta siamo chiamati a svelare il falsario, ove si consideri che, anche nei falsi più straordinari, c’è sempre la sua traccia.
  
In particolare, nel prodotto grafico scritto con la mano sinistra, (o destra in caso di mancinismo) il perito grafico ottiene certamente modifiche formali e dimensionali della grafia dell’esaminando, ma da un lato ha un’occasione unica ovvero quella di vedere se alcuni segni sostanziali particolari (idiotismi, punteggiatura, legami e ricombinazioni) rivivono in tale sforzo espressivo.
Un esempio chiarirà il punto.
Tizio è sospettato di aver scritto una lettera anonima a Caio.
Come richiesto dal Giudice, viene sottoposto a saggio grafico.
La lettera anonima contiene caratteri a stampatello ma ciononostante si ritrovano collegamenti aerei tra il puntino della lettera “i” e la lettera successiva; questo segno rappresenta una caratteristica visibile e peculiare della lettera anonima e una delle rare concessioni “grafiche” date dall’autore dell’anonima.
Se nel saggio grafico reso con la mano sinistra Tizio riporterà tale peculiare caratteristica grafica,   è possibile affermare che tale segno è presente nell’intimo suo bagaglio grafico e che, probabilmente anche alla luce di altre corrispondenze, sia stato effettivamente lui a scrivere l’anonima.
Di contro, nel caso di mancanza di corrispondenze grafiche, è necessario approfondire tutto il materiale comparativo prima di arrivare a un giudizio di non riconducibilità.
 
Ma cosa succede quando scriviamo con la mano “non scrivente”?
In primo luogo, ma questo è scontato, si assiste ad una forte destrutturazione della zona media e in genere ad una diminuzione della leggibilità, e poi quasi sempre :
  • aumenta la dimensione della grafia; la gestualità è impacciata e non allenata, la mano diventa improvvisamente pesante e il gesto frenato; la scrittura cresce e si allarga sul foglio;
  • gli angoli aumentano a dismisura, sostituendosi alle curve; per lo stesso motivo sopra indicato la rotazione degli ovali è particolarmente difficoltosa;
  • rivivono forme grafiche semplici e non necessariamente calligrafiche;
  • si ha una accentuazione dei gesti sinistrogiri, antiorari, nel destrimane, e destrogiri e orari nel mancino;
  • la pressione si alleggerisce e il tratto è maltrattato, quasi sfocato;
  • diseguaglianze in direzione e in inclinazione.
  • Aumentano le giustapposizioni.
 
 
Altra interessante variazione del gesto grafico che può in taluni casi essere richiesta all’esaminando è quella di rilasciare la propria scrittura su un foglio di carta auto copiante per tramite di un mezzo che non rilasci inchiostro.
 
Dal punto di vista operativo occorre in tal caso fornirsi di un foglio di carta auto copiante o inserire sotto il foglio bianco un velo di “carta carbone” (si trova ancora nelle cartolerie) e ancora sotto altro foglio bianco sul quale verrà riportata la grafia vergata nel foglio sovrastante.
Infine viene consegnato all’esaminando un mezzo scrivente che non rilasci inchiostro (una penna a sfera che non scrive più, per intenderci) e dettare un testo preparato precedentemente.
La prima cosa che dirà lo scrivente sarà “la penna non scrive”; Rassicuratelo e invitatelo ad andare avanti.
 
Ma che cosa succede quando non vediamo cosa scriviamo?
 L’attenzione del soggetto è rivolta totalmente all’atto scrivente nell’immediato e tutto il resto, il corollario della scrittura, organizzazione nello spazio compresa, è ridotto ai minimi termini.
Pochi i punti di riferimento dati da uno spazio bianco che pur inciso, resta tale.
Essendo la scrittura un meccanismo oramai acquisito, intimo ed inconscio, non necessita per la sua articolazione di mezzo “scrivente”, nel senso che sappiamo scrivere anche al buio e senza vedere cosa scriviamo; Manca però il condizionamento di ciò che è stato scritto e di quello che dovrà essere ancora vergato nel foglio.
Come prima conseguenza si noterà un aumento dello spazio interletterale, tra parole e tra lettere (la triplice larghezza) ed un leggero aumento della dimensione della zona media che tenderà all’allargamento.
Aumenta la pressione in quanto inconsciamente il soggetto tende a “calcare” al fine di incidere la carta con l’inchiostro che, però, non c’è.
Da un punto di vista sostanziale la grafia tenderà alla semplificazione; il gesto vergato in tali condizioni sarà l’espressione più “autentica” della gestualità grafica del soggetto,  che da un lato presterà grande attenzione a collocare nel foglio efficacemente il testo (evitando sovrapposizioni, per esempio), ma dall’altro ridurrà l’intento dissimulativo e possibili mascheramenti, restituendo al perito la sua scrittura più autentica.
Invero, scrivendo l’esaminando ridurrà ai minimi termini i gesti “inutili” e formali ma, difficilmente, potrà modificare le parti sostanziali della grafia ovvero la continuità, i piccoli segni, la punteggiatura, le finali di lettera e gli attacchi iniziali, la conformazione degli ovali e le ricombinazioni.
Anche in tal caso vi invito a provare di persona…
  
Cosa interessa al perito
Il prodotto grafico ottenuto dalle variazioni sopra esposte può dare al perito grafico conferme ma anche fornire nuovi elementi per l’indagine.
In primo luogo occorre osservare nella scrittura “variata” gli elementi grafici sostanziali che rimangono inalterati rispetto all’originaria e normale grafia resa con la mano destra, ovvero i legamenti, i piccoli segni, le finali e le iniziali e tutto ciò che sopravvive alla variazione proposta.
In secondo luogo occorre isolare tali gestualità e tali segni che possono essere considerati “autentici” e confrontarle con quelle riscontrate negli scritti in verifica.
Ovviamente l’esame non sarà esaustivo e dovrà essere calibrato di volta in volta; non potrà essere attuabile in ogni caso ed anzi è sconsigliabile in presenza di soggetti con poca scolarizzazione e con scarsa abitudine scrittoria.
Infine le risultanze delle variazioni proposte devono essere sempre comparate con quanto emerso dal saggio grafico “tradizionale” e dall’esame delle altre comparative.
 
Omogeneità del saggio grafico
Altra regola del saggio grafico che consiglio vivamente di seguire è quella di ricostruire il più fedelmente possibile le circostanze grafiche (se conosciute ) che hanno generato la grafia in verifica.
Pur non conoscendo sempre le circostanze reali nelle quali è stata rilasciato uno scritto (ad esempio lettere anonime o testamenti olografi contraffatti), è indubbio che il perito deve preventivamente preparare il saggio grafico, studiando il supporto e la tipologia documentale sul quale queste sono state rilasciate e analizzando le stesse da un punto di vista tecnico.
Se ad esempio si tratta di firme su assegni è opportuno ricostruire un fac simile identico al documento in verifica riportando in vita “il momento grafico” nel quale la firma in verifica è stata rilasciata. Tale ricostruzione include anche la postura, il mezzo scrivente ecc..
  
Il decalogo del perito in tema di saggio grafico
Ovviamente il saggio grafico non dovrà essere composto solo da tali espedienti, rappresentando questi il necessario corollario di una completa prova grafica.
Invero, oltre alle regole innanzi esposte, senza voler essere esaustivi, si indicano alcune norme di comportamento utili per una corretta gestione della delicata fase in parola:
  1. Nel caso di rifiuto di vergare la propria scrittura da parte dell’esaminando o qualora questi ponga in essere comportamenti ambigui o in aperto contrasto e sfida con il perito, questi non deve fomentare o contribuire a far crescere la tensione (cadrebbe nel tranello teso dal sospettato!) ma semplicemente verbalizzare il rifiuto e quant’altro rilevi, magari alla presenza di testimoni, e riferire l’accaduto al Giudice.
  2. Il perito valuterà le risultanze della prova grafica con prudenza e obiettività, cercando riscontro nelle comparative in possesso.
  3. Più ampio è il lasso di tempo tra le verificate e il saggio, maggiore sarà la prudenza nella valutazione dello stesso e maggiore l’attenzione sull’evoluzione della scrittura dell’esaminando;
  4. Il perito dovrà “contestualizzare” il saggio alla tipologia delle scritture in verifica;
  5. L’atteggiamento non deve essere di tipo “ inquisitorio” , mirato a trovare necessariamente un segno o un appiglio che porti “acqua al mulino della nostra soggettiva convinzione”, ma obiettivo e finalizzato alla ricerca di concordanze e/o discordanze  numericamente rilevanti;
  6. Da Evitare lunghe ripetizioni di firme o frasi identiche; in tal caso si corre il rischio che si formi un automatismo grafico scarsamente produttivo di varianti;
  7. Evitare di esibire le scritture in verifica al soggetto chiamato alla prova grafica;
  8. Evitare di richiedere di copiare o di tentare di imitare le  forme grafiche delle scritture in verifica;
  9. Evitare saggi grafici “elefantiaci”, special modo in presenza di esaminandi con difficoltà grafomotorie;
  10. Vigilare sull’esecuzione del saggio, utilizzando autorevolezza ma anche il buon senso, senza quindi mettere soggezione all’esaminando e richiedendo il rilascio della prova grafica con pazienza, cercando di creare un clima disteso e sereno. 
Avv. Salvatore Caccamo
avvocato - grafologo - specializzato in grafologia giudiziaria
avvocatosalvatorecaccamo@hotmail.it

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