Una buonuscita dal lavoro incassata “in ritardo” ha portato in tribunale l’uomo che l’aveva ricevvuta. Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, la somma avrebbe dovuto essere dichiarata perché il fatto di averla ottenuta annullava per lui il diritto al gratuito patrocinio. L’accusa è di avere attestato il falso ricevendo assistenza legale a spese dello Stato. A processo è finito un cittadino straniero, che ha lavorato in passato per una società farmaceutica. L’azienda lo licenziò e lui avviò una causa di lavoro. Dalla sua dichiarazione dei redditi si evinceva che aveva i requisiti per accedere al gratuito patrocinio. Successivamente, però, la ditta gli aveva versato una corposa liquidazione. L’Agenzia delle Entrate gli chiese conto di quella somma. Ieri il processo si è aperto davanti al giudice Debora Landolfi ed è stato aggiornato al settembre del 2017. Un lasso di tempo che potrebbe portare anche alla prescrizione del reato. Ma la difesa, sostenuta dall’avvocato Emiliano Mancino, è convinta di poter dimostrare che non ci fu nessuna volontà di dichiarare il falso da parte dell’assistito perché il versamento della buonuscita arrivò dopo la presentazione della richiesta di patrocinio e l’imputato non pensò di dover modificare successivamente quella domanda.
Fonte: www.lanuovaferrara.gelocal.it  http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2016/11/03/news/menti-per-un-legale-gratis-1.14358547