Gli abusi sui minori e la visione d’immagini a carattere pedopornografico sul web saranno puniti in maniera più severa nell’UE grazie alle nuove regole approvate dal Parlamento in seduta plenaria con 541 voti a favore, 2 contrari e 31 astensioni.
La direttiva richiede anche agli Stati dell’UE di rimuovere i siti a carattere pedopornografico o, quando questo non sia possibile, di bloccare l’accesso a queste pagine dal proprio territorio nazionale. Alcuni studi affermano che il 10-20% dei minori europei è a rischio di abuso sessuale.
La direttiva che combatte gli abusi, lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia, già concordata con gli eurodeputati e i ministri degli affari interni, introdurrà disposizioni valide in tutta Europa per rafforzare la prevenzione, i procedimenti a carico dei trasgressori e la protezione delle vittime. Gli Stati membri avranno due anni per adeguare la loro legislazione nazionale a questa direttiva.

Sanzioni più severe per i pedofili.
Il testo stabilisce sanzioni penali minime per circa venti tipologie di crimini - molte di più di quelli finora incluse nella legislazione UE. Il Parlamento si è battuto per avere sanzioni più dure nei vari Paesi europei, specialmente nei casi in cui a compiere gli abusi siano persone che abbiano la fiducia dei bambini, ricoprano una posizione di autorità o esercitino una qualche forma d´influenza su di loro (ad esempio familiari, tutori o insegnanti) o abusino di bambini particolarmente vulnerabili (ad esempio quelli con disabilità fisiche o mentali o dipendenza da droga o alcool).
Per esempio, costringere un bambino a compiere atti sessuali o obbligarlo a prostituirsi sarà punibile con almeno 10 anni di prigione. I produttori di pornografia minorile rischieranno almeno tre anni e chi usufruirà di materiale pornografico sul web ne rischierà almeno uno.
Adescamento on-line e turismo sessuale.
Nell’UE l’adescamento online diventerà un crimine, così come il turismo sessuale, sia che il crimine sia compiuto sul territorio di uno Stato membro sia che venga commesso al di fuori dell’UE, ma da un cittadino europeo.
Rimozione dei siti internet a contenuto pedopornografico.
Gli Stati membri saranno obbligati ad assicurare una tempestiva eliminazione delle pagine web che contengono materiale pedopornografico ospitate sul proprio territorio. Dovranno inoltre fare del loro meglio per cooperare con paesi terzi (Stati Uniti o altri) per ottenere la rimozione di questi siti anche se ospitati su server al di fuori dell’UE.
La rimozione da Internet di pagine a contenuto pedopornografico tuttavia risulta talvolta impossibile (ad esempio perché gli Stati in cui sono ospitati i server non sono disposti a cooperare o perché la rimozione richiederebbe troppo tempo). In questi casi il testo, in accordo con il Consiglio, afferma che gli Stati membri dovranno bloccare l’accesso a queste pagine per tutti gli utenti Internet del proprio territorio nazionale. Le misure per bloccare questi siti web dovranno seguire procedure trasparenti e assicurare le necessarie tutele.
Il numero dei siti web dedicati alla pedopornografia sta crescendo e si stima che ogni giorno siano messe in circolazioni circa 200 immagini pornografiche con dei bambini come protagonisti e che queste immagini stanno diventando sempre più vivide e violente.
Impedire ai pedofili di lavorare con i bambini.
Poiché il 20% dei molestatori continua a commettere violenze anche dopo la condanna, la direttiva dispone che ai condannati per questi tipi di crimini sessuali “sia interdetto, in via temporanea o permanente, almeno l’esercizio di attività professionali che comportano contatti diretti e regolari con minori”.
I datori di lavoro avranno perciò diritto a richiedere informazioni alle autorità giudiziarie su eventuali condanne per abusi sessuali sui minori. Agli Stati membri verrà richiesto inoltre di prendere ulteriori misure come ad esempio inscrivere i nomi dei condannati per pedofilia in un apposito registro.
Prossime tappe.
Si prevede che la direttiva, frutto di un accordo informale con i governi nazionali, sarà formalmente adottata dal Consiglio dei ministri prima della fine dell’anno. Gli Stati membri avranno poi due anni per adeguare la loro legislazione nazionale.