Tale sindrome – definita “PAS Parental Alienation Sindrome” – descrive il disturbo psicopatologico dei bambini conseguente al trauma di una separazione conflittuale.
La PAS costituisce una forma d’abuso emotivo che ha origine nel trauma dell’esposizione continuata dei figli al genitore indottrinante, il quale trasmette loro il suo odio patologico verso l’altro.

All’insorgenza della PAS concorrono due fattori:
Il primo è “l’indottrinamento” da parte di un genitore ai danni dell’altro (parleremo di mobbing genitoriale); Esso è solitamente favorito dall’ambiente circostante: parenti, amici e soprattutto avvocati inconsapevoli, si spera, o in mala fede.
Il secondo è l’allineamento col genitore che fa il lavaggio del cervello ai figli, i quali si dimostrano personalmente coinvolti in una campagna di denigrazione nei confronti dell’altro genitore, che viene “odiato” (il genitore alienato, denigrato, la vittima, o il bersaglio).
La finalità è quella di escluderlo dalla loro vita con:
1.sabotaggi delle frequentazioni con il figlio,
2.emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori (scelta della scuola, visite mediche, festeggiamenti di ricorrenze, etc. ) ,
3.minacce,
4.campagna di denigrazione e delegittimazione familiare e sociale.

Alla denigrazione, qualora non sia stata sufficiente a spezzare il legame affettivo tra il genitore bersaglio e i figli, si possono aggiungere anche false dichiarazioni o denunce (anche d’inesistenti abusi sessuali).

Come si manifesta la P.A.S.
Nel tipo lieve l'avversione é relativamente superficiale ed i figli collaborano alle visite col genitore denigrato, ma sono a tratti ipercritici e di cattivo umore.
Nel tipo moderato l'alienazione é più profonda: i figli sono più aggressivi ed irrispettosi e la campagna di denigrazione può essere quasi continua.
Nel tipo grave le visite al genitore alienato possono essere impedite da vissuti e intense manifestazioni di persecuzione/ostilità da parte dei figli, che possono spingerli a commettere azioni dirette a provocare dispiaceri o violenza fisica al genitore odiato.

Effetti sui figli : i figli manifestano
aggressività,
tendenza all’acting-out, (espressione dei propri vissuti emotivi conflittuali attraverso l’azione piuttosto che con il linguaggio. Il soggetto si comporta in modo poco riflessivo, senza considerare le possibili conseguenze negative delle sue azioni) .
egocentrismo,
futuro carattere manipolatorio e/o materialistico,
comportamenti autodistruttivi, ossessivo-compulsivi e dipendenti
narcisismo; falso sé,
disturbi psicosomatici, alimentari, relazionali, scolastici e dell’identità sessuale;
eccesso di razionalizzazione, confusione emotiva o intellettiva,
bassa autostima,
depressione, fobie, regressione.

Che fare?
La responsabilità della P.A.S. è del genitore alienante, che è accecato dall’odio.
Egli deve essere aiutato a vedere la gravità delle conseguenze del proprio comportamento sui figli e, laddove persistesse in tale comportamento subdolamente abusante, deve essere punito con ammonimenti fino ad arrivare alla revoca del provvedimento di affidamento dei figli ed alla decadenza dalla potestà genitoriale.
Egli deve comprendere che si sta macchiando di una colpa grave, come il danneggiamento psicologico permanente di un figlio, e, pertanto, non può farla franca e restare impunito, convinto di essere al di sopra di ogni legge.

È indispensabile una sinergia tra operatori della giustizia (avvocati, giudici, i quali appaiono del tutto impreparati a comprendere la gravità di tali comportamenti abusanti per lo sviluppo psicologico del bambino che ne porterà i segni per tutta la vita) e psico-professionisti (consulenti tecnici, psicoterapeuti) . Solo in questo modo il bambino sarà riportato ad uno sviluppo psicologico normale.

1.Sinergia tra operatori della giustizia (avvocati, giudici) e psico-professionisti (consulenti tecnici, psicoterapeuti): una chiara e rapida azione giudiziale, mirata a scoraggiare in qualunque modo - anche ricorrendo all’allontanamento del genitore abusante qualora questi s’irrigidisse nella sua posizione, - qualsiasi tentativo di sabotaggio da parte del genitore alienante. Meglio la famiglia di un parente o di un estraneo che la presenza dell’abusante.
2.La psicoterapia con i figli deve adottare i principi simili a quelli della deprogrammazione (deprogramming) attuata con i prigionieri che sono stati indottrinati dalla propaganda nemica, subendo il lavaggio del cervello, al punto di arrivare a manifestare una pubblica avversione verso il loro paese d’origine.
Lo psicoterapeuta deve imparare a non prendere troppo sul serio le lamentele dei figli e capire che non deve consentire loro di poter decidere di respingere il genitore alienato.
Lo psicoterapeuta deve evitare di aggiungere violenza a violenza, ipotizzando che la frequentazione padre-figlio rappresenti una forzatura e non la pura e semplice normalità ripristinata.
In questo modo si applica la migliore terapia che consiste nel dare ai figli la possibilità di sperimentare che il genitore alienato non è così disprezzabile o pericoloso, come gli è stato fatto credere.

Nei casi di PAS di tipo grave il conflitto di lealtà del bambino risulta così acuto da rendere impossibili gli incontri.
Questo implica che gli incontri vanno prima predisposti dallo psicoterapeuta e che non vada assegnata ai figli la responsabilità della decisione dell’incontro ma che essa provenga dalla psicoterapeuta o dal Giudice.

D.ssa Laura Spagnolo –(Salerno)
Psicologa, psicoterapeuta, CTU.

Avv. Rodolfo Tullio Parrella
Membro dell’Osservatorio sul Diritto di Famiglia.
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Tel. 0828/344750 - Fax 0828/341833
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