In tal senso deve essere orientata l'attività di tutti gli operatori del diritto, dagli avvocati ai magistrati: questi ultimi, in particolare, hanno il compito, non sempre facile, di intervenire in una situazione familiare già compromessa con provvedimenti che cerchino il più possibile di prevenire i momenti di scontro tra gli ex coniugi e agevolare, nell'ottica dell'affidamento condiviso, la collaborazione tra di essi anche dopo la separazione. A volte ci troviamo di fronte a provvedimenti giudiziali che lasciano perplessi in quanto non hanno tenuto conto della portata innovativa della riforma.
Facciamo un esempio: nel contesto di una separazione molto conflittuale, il giudice decide per l'affidamento condiviso dei figli minori, però non stabilisce né orari né giorni di visita né modalità di esercizio del diritto di frequentazione del genitore non collocatario, lasciando tutte le determinazioni attuative ai coniugi; una tale decisione, se può essere apprezzata sotto certi punti di vista, è discutibile sotto altri. La situazione di estrema conflittualità ipotizzata non giustifica né consente, a mio parere, l'ampia discrezionalità ed indeterminatezza delle statuizioni in tema di affidamento (es.: mancanza di orari e giorni di visita) ed infatti l'estrema genericità delle prescrizioni del giudice spesso dà origine a non pochi contrasti sulle modalità di esercizio del diritto di frequentazione del genitore non collocatario, a scapito della serenità stessa di entrambi i coniugi, che non riescono a superare le proprie posizioni individuali, con la conseguenza che continuano a dissertare e discutere sulla portata precettiva delle disposizioni presidenziali. Un provvedimento con tali contenuti indubbiamente è encomiabile per cercare di responsabilizzare i genitori nella gestione quotidiana del loro rapporto con il figlio, però non sempre sortisce gli effetti desiderati, anzi, nella sua concreta attuazione finisce, da un lato, per privare il minore del suo fondamentale diritto di avere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, e dall'altro acuisce i contrasti tra i coniugi. In certi casi può essere indispensabile fissare alcune regole precise e puntuali, che non lascino troppa libertà di azione a individui che sono ancora troppo coinvolti e provati dalla crisi coniugale che li ha colpiti per poter valutare lucidamente quale sia l'interesse primario dei figli, che finiscono per diventare degli strumenti di pressione psicologica o peggio ancora dei "trofei" da conquistare sul "campo di battaglia". Stabilire delle regole tassative in un affidamento condiviso non rappresenta certo la panacea di tutti i mali, dal momento che le tensioni sorgono anche quando il giudice fissa dei parametri determinati, però la mancanza di esse crea inevitabilmente confusione ed incertezza, che compromettono ogni tentativo di accordo.
Avvocato Anna Andreani
Foro di Massa Carrara