È nulla la multa con autovelox sulle strade urbane a scorrimento con unica carreggiata (anche se divisa in due sensi di marcia). In pratica, perché la contravvenzione possa essere valida, tali tratti di strada devono presentare almeno due carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, con almeno due corsie di marcia. Dunque, se l’amministrazione non dimostra che la strada è tale da non consentire alla polizia di fermare l’automobilista percontestargli immediatamente l’infrazione, il giudice deve annullare la multa. Lo ha chiarito la Cassazione con una sentenza di poche ore fa [1]che, certamente, complica la difesa dei Comuni. Procediamo con ordine.
Sulle strade del centro urbano è possibile installare solo autovelox mobili ed a condizione che siano presidiati dalla polizia: non possono quindi essere installati apparecchi che scattano, in modalità automatica, le fotografie al superamento dei limiti di velocità se, vicino, non ci sono gli agenti.
Al contrario, sulle strade urbane a scorrimento è lecita non solo l’installazione autovelox “mobili”, ma anche di quelli fissi, cioè a funzionalità automatica. Detta installazione deve essere tuttavia autorizzata da un decreto del Prefetto.
Si considerano “a scorrimento” le strade che presentano due carreggiate indipendenti o separate da uno spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia (eventualmente un’ulteriore corsia riservata ai mezzi pubblici). Esse devono avere semafori a tutti gli incroci e aree per la sosta solo esterne alla carreggiata.
Su tali strade – proprio perché “a scorrimento” – la polizia non deve necessariamente fermare il conducente per contestargli la multa: la contravvenzione gli sarà spedita a casa in un momento successivo. Questo perché lo stop all’auto che procede velocemente potrebbe costituire un pericolo per il traffico. Proprio a questo serve il decreto del Prefetto che autorizza l’uso dell’autovelox sulle strade a scorrimento: esso deve evidenziare che l’installazione degli impianti fissi è resa necessaria per via dell’impossibilità di fermare il veicolo nell’immediatezza, in quanto la contestazione immediata creerebbe un intralcio alla circolazione. 
Nella sentenza in commento, la Suprema Corte specifica che non è valida la multa per eccesso di velocità elevata tramite autovelox e senza contestazione immediata se manca la prova che quella è una strada urbana a scorrimento, ossia con carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico.
Non basta, quindi, che il verbale elevato all’automobilista specifichi che il tratto stradale rientra tra quelli autorizzati dal Prefetto per la mancata contestazione immediata. È necessaria anche la dimostrazione delle caratteristiche concrete del tratto stradale. Infatti l’individuazione prefettizia delle strade ove non è possibile il fermo di un veicolo (ed ove, quindi, può legittimamente evitarsi la contestazione immediata dell’infrazione al Cds quanto alla velocità) non deve mai prescindere dalla valutazione del tratto stradale.LA SENTENZA Corte di Cassazione, sez. II Civile, sentenza 6 aprile – 14 giugno 2016, n. 12231
Presidente Bucciante – Relatore Oricchio
Considerato in fatto
D.G. , quale legale rappresentante della O.R.T. S.r.l., proponeva innanzi al Giudice di Pace di Torino opposizione avverso l’ordinanza-ingiunzione n. 15825 del 14.5.2008 della Prefettura di Torino.
Instauratosi il contraddittorio, l’adito Giudice di prime cure, con sentenza n. 2982/2009 rigettava il ricorso, confermando l’opposta ordinanza-ingiunzione.
Avverso la suddetta decisione del Giudice di prima istanza interponeva appello la D. .
Resisteva l’appellata Prefettura.
Con sentenza n. 5119/2011 il Tribunale di Torino, in funzione di Giudice di appello, respingeva l’appello e compensava integralmente le spese del giudizio.
Per la cassazione della suddetta sentenza ricorre la D. con atto affidato a tre distinti ordini di motivi.
Resiste con controricorso l’intimata P.A..
A seguito di ordinanza interlocutoria n. 18578/2013, di cui in atti, la controversia è stata rimessa in pubblica udienza innanzi a questa Sezione.
Ritenuto in diritto
1.- Con il primo motivo del ricorso si censura il vizio di insufficiente e contraddittoria motivazione sul punto decisivo dellacontroversia concernente la qualificazione (come “strada urbana di scorrimento”) del tratto stradale ove ebbe luogo la rilevazione a distanza della velocità con la conseguente falsa applicazione dell’art. 4 L. 168/2001, nonché con consequenziale violazione degli artt. 4 e 5 L: n. 2245/1865 all. E.
Il motivo è fondato.
L’odierna ricorrente, con apposito motivo di gravame, aveva denunciato nel precedente grado di giudizio la mancanza di un requisito ex lege indispensabile al fine di legittimare il rilevamento della velocità da cui scaturivano il verbale di accertamento di violazione al C.d. S. e la successiva ordinanza-ingiunzione prefettizia opposta.
In effetti il detto rilevamento era, nella concreta fattispecie per cui è giudizio, possibile ex art. 4 L. 168/2001 solo in tratto stradale qualificabile come “strada urbana di scorrimento” ex art. 2, co. 2 C.d.S..
La mancata qualificabilità del tratto stradale ai sensi del citato art. 4 comportava la conseguente impossibilità ed illegittimità del provvedimento prefettizio di autorizzazione all’installazione di un dispositivo per il rilevamento a distanza della velocità, con ulteriore consequenziale illegittimità del suo impiego e di tutti gli scaturenti successivi verbali ed atti.
L’adito Tribunale, in funzione di Giudice di appello, non ha compiutamente econgruamente motivato in punto alla cennata doglianza della parte odierna ricorrente, oggi – in sostanza – riproposta col motivo di ricorso in esame.
Nella motivazione della gravata sentenza del Tribunale di Torino si legge di una pretesa “contraddizione in cui incorreva lo stesso appellante” (relativa alle affermazioni della parte che il tratto stradale interessato non rientrava nella previsione di cui all’art. 2 cit. “essendo privo di spartitraffico centrale sviluppandosi su un’unica carreggiata” e che, pure, detta carreggiata “presentava più di una corsia di senso di marcia”);
e, di seguito si legge, dell’assoggettamento – ai fini della qualificazione del medesimo tratto di strada – all’accertamento di cui al Decreto Prefettizio n. 105736/2005 di individuazione delle strade urbane ove non era consentito il fermo del veicolo, con richiamo del carattere ampiamente discrezionale dell’individuazione delle strade (già affermato da questa Corte con nota sentenza 22 febbraio 2010, n. 4242).
Senonché la motivazione dell’impugnata sentenza è, nella sostanza, insufficiente e contraddittoria.
La discrezionale individuazione prefettizia delle strade ove non è possibile il fermo di un veicolo (ed ove, quindi, può legittimamente evitarsi la contestazione immediata dell’infrazione alC.d.S. quanto alla velocità) non deve mai prescindere da quella che è la valutazione del tratto stradale.
Solo in presenza, come nella fattispecie, di una strada urbana a scorrimento (ovvero “con spartitraffico centrale” era, quindi, possibile la legittima previsione della mancata contestazione immediata.
La sentenza gravata non dice chiaramente (eludendo la delicata questione oggetto di gravame) se il tratto stradale de quo era o non era una strada urbane a scorrimento.
Né la pretesa suddetta invocata contraddittorietà o il mero rinvio (non del tutto pertinente) al precedente di questa Corte possono sopperire alla esposta mancanza.
In ragione di tali considerazioni il motivo, in quanto fondato, va accolto, con consequenziale cassazione della impugnata decisione e rimessione al Tribunale a quo, che dovrà provvedere a riesaminare e decidere la controversia uniformandosi al principio innanzi affermato.
2.- Con il secondo motivo del ricorso si deduce il vizio di insufficiente e contraddittoria motivazione su altro punto decisivo della controversia riguardante la conformità del verbale di contestazione rispetto a quanto previsto dall’art. 385 reg. esec. C.d.S..
3.- Con il terzo motivo parte ricorrente deduce un ulteriore carenza motivazionale in ordine al punto della controversia relativoall’irregolare ed insufficiente segnalazione del limite di velocità, nonché il vizio di falsa applicazione dell’art. 115, co. 2 c.p.c..
4.- I su esposti secondo e terzo motivo del ricorso possono essere assorbiti in dipendenza dell’accoglimento del primo motivo del ricorso.P.Q.M.
La Corte accoglie il primo motivo del ricorso, assorbiti i rimanenti, cassa l’impugnata sentenza e rinvia, anche per le spese, al Tribunale di Torino in diversa composizione. chiudi[1] Cass. sent. n. 12231/2016 del 14.06.16.