La sentenza della Corte d'appello di Torino conferma la ormai dilagante incidenza dell'ordinamento comunitario anche nella materia penale.

Il caso di specie origina da un reato di violenza sessuale in cui la vittima non ha potuto ottenere alcun risarcimento dagli autori del reato che, dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, si rendevano latitanti.

Pertanto, la vittima del reato agiva in sede civile contro lo Stato Italiano chiedendo che ne venisse dichiarata la responsabilità civile e la condanna al risarcimento dei danni, per mancata attuazione della Direttiva 2004/08/CE e nello specifico della norma che dal 1° luglio 2005 impone agli Stati membri della UE di garantire adeguato ed equo ristoro alle vittime di reati violenti ed intenzionali, impossibilitate a conseguire dai loro offensori il risarcimento integrale dei danni subiti e patiendi.

La Corte torinese, accogliendo la tesi dell'attrice, ha deciso il caso in suo favore affermando il seguente principio di diritto: "Nel caso in cui la vittima di una violenza sessuale non abbia potuto ottenere il risarcimento del danno dagli autori del reato, il mancato recepimento della direttiva comunitaria n. 2004/08/CE relativa all'indennizzo delle vittime di reato che imponeva a tutti gli Stati membri di indrodurre un sistema di indennizzo per le vittime di "reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori", determina in capo allo Stato una responsabilità (per inadempimento della obbligazione ex lege) di natura indennitaria per attività non antigiuridica che dà luogo al relativo risarcimento, che va determinato in modo da assicurare al danneggiato una idonea compensazione della perdita subita, che non può che essere liquidata che in via equitativa ai sensi degli articoli 1226 e 2056 del codice civile".

Concludendo, la sentenza in esame si iscrive sempre più nel solco delle profonde trasformazioni che riguardano lo scenario del diritto penale che impongono anche al nostro legislatore una sempre maggiore attenzione ai principi e ai margini imposti dal diritto UE nell'utilizzo della sanzione penale. 
E' innegabile che l'orientamento giurisprudenziale della Corte torinese aprirà anche una serie di problemi concreti, primo tra tutti quello di individuare i reati suscettibili di rientrare nella categoria di reati violenti ed intenzionali suscettibili di innescare un analogo meccanismo di responsabilità, laddove perdurasse l'inadempimento statale. Pertanto, è auspicabile che il legislatore si attivi in materia al più presto.