"FINALMENTE il governo ha ascoltato i consumatori". Esultano tutte le associazioni - da Adusbef a Federconsumatori, da Altroconsumo ad Adoc, dal Codacons al Movimento di difesa del cittadino - dopo la diffusione della bozza di decreto sulla concorrenza. L'arma segreta del governo Monti per rilanciare la crescita nella "fase due" dovrebbe vedere la luce entro il 20 gennaio e per ora raccoglie il plauso dei consumatori. "Le liberalizzazioni proposte, seppur non ancora confermate - dicono le associazioni - si allineano a quanto da noi richiesto". Motivo di tanto entusiasmo è il risparmio atteso dagli interventi a 360 gradi su benzina, farmacie, professioni, taxi, ferrovie, autostrade, servizi pubblici, treni, negozi. L'intera operazione di "deregulation" riporterebbe nelle tasche di ogni famiglia italiana almeno 900 euro l'anno grazie all'apertura dei diversi mercati e al conseguente abbassamento di prezzi e tariffe. Una ricaduta totale pari a 21,6 miliardi, un punto e mezzo di Pil, come confermato dall'Antitrust. Un dato tuttavia sottostimato, dicono gli esperti. I risparmi potrebbero essere più generosi anche per i benefici in termini di qualità dei servizi offerti.

I consumatori. La vera, inaspettata, novità del decreto liberalizzazioni è l'articolo 6 della bozza sulla class action. La normativa viene potenziata con l'eliminazione di alcuni meccanismi insidiosi che spesso bloccano le cause collettive. Non sarà più necessario che tutti i ricorrenti abbiano una posizione "identica" (ad esempio uno stesso importo del danno da risarcire). Basterà la più logica "omogeneità". Solo un'apparente formalità, usata tuttavia dalle aziende come arma di difesa per ritardare i contenziosi. Viene anche reintrodotta una misura presente nella legge Prodi, poi annacquata dal successivo governo Berlusconi: la possibilità di aderire all'azione collettiva fino al giudizio di appello (oggi fino a 120 giorni da quando il giudice ammette la causa). Innovativo anche l'articolo 5: a decidere se una clausola di un contratto è vessatoria o meno non sarà più solo il giudice su ricorso del consumatore o dell'associazione, ma l'Authority.

I carburanti. La misura più attesa dai consumatori era senz'altro quella sulla benzina, visto i continui rincari alla pompa che falcidiano i bilanci familiari. La possibilità per i benzinai (sia proprietari che non, ma in misura diversa) di acquistare benzina, gasolio o gpl in modo libero e dunque da grossisti e rivenditori diversi dal marchio dell'impianto, apre squarci di possibili ribassi. Così come la possibilità dei proprietari di trasformare l'impianto in self service. E quella di vendere giornali, tabacchi, caramelle e altri beni. Altroconsumo calcola in 3 miliardi il risparmio totale annuo (tra benzina e gasolio) che si traduce in 144 euro di minori aggravi per ogni famiglia. Adoc, Codacons, Unione nazionale consumatori e Movimento difesa del cittadino alzano il "bonus" a 200 euro. Almeno 18-19 centesimi in meno al litro, 216 euro annui, per Federconsumatori-Adusbef, grazie alla trasformazione dei distributori in "plurimarchio".

Le farmacie. L'abbassamento del "quorum" consentirà una maggiore capillarità di farmacie sul territorio: una ogni 3 mila abitanti, dice la bozza di decreto. Contro i 4 mila attuali per i Comuni sopra i 12.500 abitanti e 5 mila per quelli al di sotto. Questo comporterà l'obbligo per le Regioni di mettere a bando, entro l'1 marzo 2013, 3.891 nuove sedi, di cui 882 nelle città più grandi (con più di 70 mila abitanti). Se almeno l'80 per cento di queste nuove aperture non saranno assegnate, perché la Regione non organizza i concorsi o li fa per una percentuale inferiore, allora la vendita dei farmaci di fascia C (quelli con obbligo di ricetta medica, ma a totale carico del cittadino) sarà liberalizzata e dunque possibile anche nelle parafarmacie e nei corner degli ipermercati, sempre alla presenza di un farmacista. Roma dovrà assegnare 198 sedi in più, Palermo 49, Verona 20, Milano 11, Napoli 10, Firenze 5. Ma Bologna e Genova un tondo zero.

Il commercio. Saldi liberi tutto l'anno, senza limiti di tempo, durata né ampiezza degli sconti praticati. E senza chiedere preventive autorizzazioni al Comune. La misura piace moltissimo ai consumatori e riguarda 750 mila piccoli negozi, 10 mila supermercati, 600 ipermercati. Secondo il Codacons, le mancate liberalizzazioni nel settore del commercio costano ai consumatori 8 miliardi di euro l'anno: 5,5 miliardi nel commercio al dettaglio alimentare, il restante 2,5 in quello non alimentare. La deregulation dei saldi consentirebbe al commerciante di scegliere quando, come, per quanto tempo offrire il proprio magazzino prodotti a sconto. I clienti avrebbero, così, un ventaglio di scelta più ampio e probabilmente più a buon mercato. La spesa delle famiglie per i saldi stagionali, come li conosciamo, si è dimezzata dal 2007 ad oggi. Un 50 per cento in meno dovuto certo alla crisi e che i venti di recessione sembrano confermare.

I professionisti. L'abolizione delle tariffe professionali (quelle minime erano state tolte da Bersani nel 2006, ma era rimasto il riferimento), accompagnata dall'obbligo per il professionista di produrre un preventivo, prima di ricevere il mandato, nel quale indicare sia la tariffa offerta secondo un "criterio di equità", sia l'esistenza di un'assicurazione per eventuali danni provocati al cliente, dovrebbero portare ulteriori vantaggi per il consumatore. Secondo Altroconsumo, il risparmio generale sulle tariffe applicate dai professionisti sarebbe del 30 per cento. Nel caso dei notai, se allineassero la parcella di un rogito per l'acquisto di un appartamento, ad esempio, alle tariffe più basse del mercato, si avrebbe un risparmio di 579 euro su una parcella di 2 mila euro. Una causa di separazione da 1.500 euro, invece, scenderebbe a mille. Secondo Codacons e Adoc il risparmio medio a famiglia sarebbe di 200 euro.